Una bella scoperta, grazie a Venerus.

Eh si, perché pare che durante un intervista di qualche settimana fa, di cui ho letto il resoconto su internet, l’autore di “Magica Musica” abbia all’improvviso mandato affanculo l’intervistatore e tutti i presenti alla sessione per andare a imbracciare la chitarra e suonare e cantare sopra una sua canzone appena iniziata alla radio..

Insomma una bella dichiarazione di stima spontanea da parte di almeno un collega (in verità sono almeno due come si vedrà più avanti) per questo giovanissimo siracusano.

Nel mare infinito di imitatori del Nostro, tutti i fan e gli orfani di Lucio Battisti, ed in particolare di quello fine anni 70 (“Una donna per amico” e dintorni), potrebbero fra l’altro avere il colpo al cuore definitivo ascoltando alcune canzoni di questo primo album di Marco Castello.

Una voce che trovo incantevole, leggermente “soffiata”, di uno che si è deciso a confidarsi con te, battistiana quanto basta, senza esagerare.

Un sound leggerissimo, spesso dai toni jazz (lui è diplomato in tromba jazz) ed il wha-wha del mio organo Farfisa che non sento più da una vita, maledetto fusibile che passano gli anni e non mi decido mai a sostituire.

E poi storie di villaggi, ciccione e palle (sic), aneddoti adolescenziali e luoghi comuni su mamme di ragazzini intelligenti ma che a scuola non si applicano (la diplomazia di certi insegnanti è mitologica).

Quanto poi si è cresciuti ci sono momenti in cui si è un po’ giù, si ha la solidarietà solo dai cani morti, ed allora “Non vedo l’ora di avere quarant’anni per uscire insieme alle ventenni” come canterebbe oggi Sergio Caputo, se avesse scritto lui “Dopamina”, come ci sarebbe da aspettarsi ascoltandola.

Quei testi leggermente provocatori e sottili allusioni sessuali che forse, più che a Mogol, rimandano ad un altro amico dell’uomo di Poggio Bustone, Enzo Carella (“Marchesa”, quella del wha-wha).

Lui viene dalla Sicilia e pare sia stato scoperto da un norvegese, Erlend Øye, che l’anno scorso ha deciso di venire a passare il lock-down da noi e che forse nella leggerezza di Castello ha ritrovato un po’ quella dei suoi Kings of Convenience, ma riscaldata e rivitalizzata dal calore del sole mediterraneo.

Dalla Sicilia, come Battiato (di cui pare sia appassionato, ma qui di questa sua passione non vi è traccia).

Dalla Sicilia, come Colapesce e Di Martino, ma questo fa solo il cantante…

Ps.

La canzone alla radio era “Palla”.

Un’ultima cosa. Qui, se può interessare, un breve live chitarra e voce che mostra il discreto talento (mi mantengo basso) di questo ragazzo.

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