"La bruttezza sta negli occhi di chi la guarda". The P.

E' curioso come l'animo umano sia morbosamente attratto dalle imperfezioni, dai piccoli errori che si trovano negli oggetti e nelle cose che ci circondano. E' molto più probabile che l'occhio cada sul cartello appeso storto che non sulla fila di tutti gli altri cartelli perfettamente allineati. E' più fuorviante la bella ragazza che ti passa accanto con il braccio ingessato che non l'altra precisa, altera e inarrivabile.

Insomma, da che mondo e mondo, l'imperfezione delle cose è fonte di attrazione e stimola la nostra curiosità come non mai. Se ne è accorta Maria Claudia Rompiconi, oggi responsabile di una società di editoria multimediale, che ha scritto questo saggio "Imperfezione. Il fascino discreto delle cose storte" (Ediz. Castelvecchi, p.190). Maria si accorse che la sua attenzione cadeva spesso sulle imperfezioni di fotografie di moda o sulle pubblicità che esaltavano l'imperfezione come "status" e ha voluto approfondire la cosa pubblicando, a suo tempo, una tesi di laurea sull'argomento.

Dice: "Il problema fu circoscrivere il raggio d'azione e non andare fuori tema, perchè a un certo punto vedi imperfezioni ovunque".

Contro l'ideologia della Perfezione e del rigore, negli anni ha preso piede una sottile forma di trasgressione (mutuata dai comportamenti di certe frange giovanili) che in qualche modo si è voluta riappropiare dell'elemento "umano" più veritiero e vicino a noi, facendo scendere dal piedistallo quest'idea di bellezza patinata e glamour, inavvicinabile ai più. Si impone così, nella comunicazione e nel linguaggio in generale, la "moda dell'imperfezione": finita l'epoca delle famigliole finte del Mulino Bianco, si prospettano ora famiglie irregolari e disordinate ("I Cesaroni" docet), meno pulite ma molto più simpatiche: si è passati dalle acconciature perfettine degli anni 80 all'effetto gel "giù-dal-letto" (l'Oreal), dai jeans ricamati a quelli strappati ecc.

Il vero limite del libro è che l'analisi poteva benissimo estendersi NON solo alla moda e alla comunicazione ma alla società in generale, ampliando il raggio di intervento e dandoci un saggio meno effimero e più approfondito, analizzando, per esempio, il fenomeno del "trash" o di certi linguaggi giovanili veri termometri del livello della società. Tutte cose che sono state tralasciate.

Bisognerà dunque vedere per quanto tempo durerà questo "fenomeno sociale" o se, ad esempio, con questa voglie di nuovo rigore e pulizia (etnica, morale e istituzionale) si tornerà a inneggiare a una certa forma di rigore formale nei modi e nella società. Il che mette anche un certo disagio visto che, 70 anni fa, l'eccesso di "rigore e la pulizia" furono i cavalli di battaglia di una certa frangia politica di questo Paese che portarono l'Italia alla guerra ecc ecc. Ma non fatemi divagare e torniamo al tema.

Insomma, come la Storia con la S maiuscola insegna, viviamo perennemente dentro flussi e riflussi storici. E se dovesse esserci una nuova "ondata di perfezionismo" (parente dell'intolleranza e delle chiusura verso il nuovo e il diverso) stai sicuro che, o prima o poi, qualcuno che punterà il dito e l'attenzione sulle "nuove imperfezioni" del Sistema e del Potere, ci sarà sempre. E ci sarà sempre qualcuno che saprà cogliere e farci notare quella sottile "bellezza delle cose incompiute" che rendono meno effimere e più vere le cose della vita.

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