1)
"Ascolta, ascolta..."
"......"
"Ascolta ti dico..."
"......"
"Mick Jagger è morto..."
"Come?"
"Si, Mick Jagger, il favoloso principe consorte dal quale sei fuggita..."
"...."
"Oh Marianne, guarda.. non sembra anche a te che le pareti ora siano alberi e il pavimento un prato?"
"Oh si...ma che vuol dire questo sogno? Che voglio uccidere Mick ?"
"Oh no, quel che vuol dire è che stai costruendo la tua nuova casa."
"......"
2)
A mezzo dei settanta Marianne Faithfull stazionava su un muretto di Soho come una tossica qualunque.
Se ne stava li, in perenne fuga da un passato dorato, completamente fuori di testa e tutto sommato felice di essere niente...
Oh era molto meglio l’alternanza nulla/dolore rispetto a quando tutti la indicavano sussurrando: “guardate, è quella la sposa, oh si è proprio quella.
Insomma da principessa della swingin London a principessa degli sballati,
3)
“Una nuova casa e una nuova voce "
"Una nuova voce?”
"Si, la sofferenza l'ha forgiata e ora è affilata come una spada, aspra come una sentenza e roca come un colpo di tosse di Mary la smorfiosa.”
“.....”
“E quindi basta con questo muro, ora fatti prendere per mano“
“.....”
“Si, fatti prendere per mano da quegli scalcagnati cavalieri punkettoni e poi forse...”
“Forse?”
“Forse qualche musicista accorto ti aiuterà a trovare il vestito più adatto per la tua anima blues"
":...."
4)
A volte ci vuol tempo per trovare la tua vera casa. E ci vuol tempo per far si che la tua voce ti somigli davvero. E occorre passare, come dice una famosa canzoncina, station to station, ovvero di stazione in stazione
E in quel passare, lento e assurdo come un’agonia, talvolta accade che si operi piano piano come una trasmutazione alchemica....e così la merda diventa oro e la voce diventa canto.
Che poi, tecnicamente, nel caso di Marianne, sto discorso sulla merda e sull’oro sta a significare semplicemente un’ottava in meno e un casino di espressività in più. Che è poi quello che succede quando ci si trasforma da angelo sussurrante a blues girl dalla voce rugosa come il volto di un vecchio.
Esattamente il tipo di voce quella che ci vuole per inscenare il favoloso ibrido tra il cabaret dell’anima alla Morrison/Doors e una sorta di versione mitteleuropea del blues (Dietrich blues) .
E qui parliamo non tanto di musica, ma di attitudine, di anima..
.
5)
Ecco, signori. Questa è, più o meno, la storia di "Broken English", uno dei più bei dischi di fine settanta. E pezzo unico per di più, che un altro album come questo non c'è...
Fate conto, una specie di pop wave dal cuore caldissimo...o, se preferite tutto quel che ruota attorna al concetto di ballata o addirittura di moderno lieder classico....
Con tutta una serie di quasi che si intersecano e si incastrano (il quasi spettrale, il quasi dolce, il quasi blues, il quasi reggae, il quasi pop, il quasi wave)...E che, appunto, intersecandosi e incastrandosi vanno a comporre quel suono unico che dicevamo.
E qui mi fermo, che, come spesso capita coi dischi che più ami, le parole mancano...
Diciamo solo che le canzoni sono tutte magnifiche e che una frase come "Il pericolo è una grande gioia e l'oscurità è luminosa come il fuoco" solo una come Marianne poteva cantarla.
6)
Ma almeno di Working class hero” ci dirai qualcosa? E va bene, è gelida e ipnotica (con riff di chitarra come colpi di frusta) e rappresenta come meglio non si potrebbe il condizionamento sociale di cui parlava Lennon...E “Why d’ya do it”? Oh favolosa, favolosa!!! Ritmo reggae, chitarra hard, Marianne urlante e sboccata come non mai…E “The ballad of Lucy Jordan”? Oh è un magico ibrido sinth folk…e parla di una casalinga...
Che poi c’era un bel filmetto negli ottanta, “Montenegro tango”, pure quello parlava di una casalinga e aveva un finale bellissimo, uno di quelli che danno soddisfazione...Immaginate una famiglia felice con la mogliettina che porta in tavola l’arrosto della domenica...oh è quello il finale.
Solo che poi compare una didascalia con scritto una cosa del tipo “attenzione, nell’arrosto c’è il veleno”...Ecco, la ballata di Lucy Jordan, che poi di quel film era colonna sonora, ha un finale diverso.
Molto, molto diverso.
7)
E comunque a sedici anni non sapevo che Marianne fosse la signora Stones, non sapevo del tentato suicidio, non sapevo del sogno che vi ho detto.
Non conoscevo nemmeno “Working class hero” di Lennon…
E non avevo bisogno di alcun mito romantico per farmi piacere un disco (ne ho più bisogno oggi di miti, forse perché so che la vita è una merda)…
Ma a sedici anni di questo disco mi sono innamorato...e lo amo ancora oggi…
Au revoir...
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