Intitolato inizialmente "Ambrosio" e poi semplicemente "Il Monaco", questo romanzo gotico apparve per la prima volta al grande pubblico nel 1796. L'autore Matthew Gregory Lewis lo scrisse fra il 1794 e il 1795durante il suo soggiorno in Olanda, poiché oltre che scrittore fu anche un diplomatico inglese.

 Il monaco spagnolo Ambrosio è chiaramente il protagonista, una sorta di nuovo profeta incorruttibile che, indotto in tentazione da un incappucciato e misterioso confratello, abbraccia la via del male, trasformandosi in una sorta di satiro assetato di sesso, per il cui piacere è disposto persino ad uccidere. Oltre alla storia della caduta di Ambrosio con donna Antonia, nel romanzo si intreccia anche il disperato amore fra Don Raymond e Agnes, in lotta contro le suore del convento in cui è rinchiusa. Nel romanzo appaiono anche figure classiche della cristianità proibita, come L'Ebreo Errante e la Monaca Sanguinante.

Come nella migliore tradizione gotica, il tema principale è la critica verso il Cattolicesimo: le monache malvagie sono delle vere proprie arpie e vengono perciò punite; stesso dicasi di Ambrosio che, passato definitivamente al male, viene infine incontro al suo miserrimo fato. Il messaggio che l'autore vuole comunicare è essenzialmente che preti, monaci, sacerdoti o suore, per quanto ammantati di un'aura di santità oppure oggetto di pia devozione, sono in fin dei conti dei comuni mortali come tutti noi, con le loro tentazioni e i loro vizi, con le loro cattiverie e le loro virtù. Per certi versi ciò è molto condivisibile, soprattutto ai giorni nostri.

 Ciò che più colpisce di quest'opera è lo stile narrativo, non tanto per l'intreccio, quanto per il fatto che le descrizioni non risparmiano i dettagli più crudi. Il lato più scabroso del romanzo gotico è contenuto tutto in questo libro (mi sovviene ad esempio la macabra scena in cui si narra la putrefazione di un fanciullo in fasce nelle braccia della madre prigioniera). Una trasgressività a dir poco violenta, dunque, rappresentando un modello ben lontano dalla placida narrazione di Walpole, dall'equilibrato mistero della Radcliffe o dal ragionato terrore della Shelley.

 Le fortune del romanzo furono alterne: la critica letteraria del tempo lo bollò come "eticamente scorretto", quindi Lewis fu costretto a ritirarlo nel 1797 e a rimetterlo in commercio nel 1798 con meno particolari scabrosi, nonostante alcuni nomi illustri ne fossero letteralmente rapiti, come Coleridge ad esempio. Il pubblico inglese, e successivamente quello europeo, andò in delirio per questo romanzo, non fosse altro che per il polverone scandaloso e scandalistico che suscitò. Il romanzo venne pian piano quasi dimenticato nel corso del XIX secolo, per poi essere riscoperto negli anni '30 del XX secolo ed oggi giustamente annoverato fra le opere principali del genere gotico, insieme "I Misteri di Udolpho", "Il Castello di Otranto" e "Frankenstein". 

Indubbiamente quest'opera chiude il quadrilatero dei capolavori del romanzo gotico, che di lì a poco vedrà il proprio declino, e forse rappresenta l'episodio più coraggioso e più avanti sui tempi rispetto a tutti gli altri.

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