Una delle principali caratteristiche della nostra epoca è quella di non aver più quasi nulla da inventare, qualcosa di totalmente innovativo. In filosofia potremmo parlare di sterilità del postmodernismo, ovvero la consapevolezza del fatto che tutto sia già stato detto, fatto, ideato, sperimentato. In musica ciò è noto da tempo, è innegabile, non è la creatività a mancare (o comunque non solo quella), ma la stessa possibilità di innovazione sembra ormai un concetto sempre più inconsistente.

Forse è nel Noise propriamente detto che sembra sopravvivere qualcosa, un universo non ancora esplorato nella sua totalità.

E così arriviamo a Masami Akita, in arte Merzbow, sicuramente un punto di riferimento del genere, più in particolare a "Venereology", uno tra i lavori più estremi della sua sterminata discografia.

Merzbow decostruisce il concetto di suono, oltre a quello di musica; ciò a cui assistiamo è qualcosa di spiazzante, agli antipodi della forma canzone, del facile ascolto, o di qualsiasi altro schema o preconcetto ci si possa auto-imporre (volutamente caustico..lo si fa eccome) nel giudicare una composizione musicale.

Nel brano di apertura "Ananga-Ranga", dopo un inizio martellante, si viene immersi in un profondo insieme di rumore bianco, distorsioni in phaser, fischi strozzati, che si protrare inflessibile per quasi mezz'ora, nessun punto di riferimento, nessun appiglio e manco a dirlo, nessuna concessione melodica o ritmica, mantenendo intatta per tutta la durata quella tensione e quella disarmante schizofrenia sonora.

Si prosegue con "Klo Ken Phantasie" con la sua accennata introduzione su bassi compressi, via via sommersi da simil-feedback stridenti, che insistono per tutto il brano nel più totale miscuglio epilettico.

Leitmotiv che si protrae in "I Lead You Towards Glorious Times" che sembra la naturale prosecuzione della traccia precedente, ma si tratta invece di un estratto live (Yaneura, 4 feb.1994), l'aumento di volume e la marcata intensità sonora lo confermano; mentre si aggiungono parti vocali insondabili, inserite nel sostrato latente di suoni vetrosi e instabili.

L'album si conclude con "Slave New Desart" in cui si ha una parvenza di intro, che dura il tempo di veder illusa questa speranza: ritornano inesorabili gli incessanti muri di rumore, violenti e deflagranti. Entrano fischi, risate diaboliche, intervallate da stop e campionature imprevedibili e dal ritmo scandito, come all'inizio del brano, da percussioni distorte.

Il tipo di suono creato nell'insieme è senza dubbio considerevole, rumore puro dove Merzbow non fa concessioni estranee, come l'elettronica nel celebre Merzbird, qui no, solo puro noise nipponico; senza dubbio un album ben rappresentativo nel suo genere.

Come scritto sopra, può essere il punto di partenza tramite cui trasfigurare la nostra concezione di musica, di andare oltre, in territori inesplorati, per quanto sia ancora possibile oggigiorno. Ricordo che l'album in questione è del 1994, forse anche il Noise sta lentamente cadendo nel "già sentito" per quanto possa sembrare incredibile.

Ovviamente bisogna fare uno sforzo in più, occorre capire il concetto di Noise, astrarre il limite musicale, in particolare, capire il suo potenziale innovatore.

Carico i commenti...  con calma