Il basso di Trujillo da il via al primo pezzo “72 seasons”, che si sviluppa con un veloce riff di chitarra per passare alla strofa sorretta da un riff incalzante; dopo il lungo ritornello, si arriva all’assolo dominato da velocità e linee melodiche che ci portano verso la parte finale del pezzo.

Si prosegue con “shadows follow”, “screaming suicide” e “sleepwalk my life away” leggermente meno veloci della traccia in apertura, caratterizzate da riff prevalentemente hard n’ heavy e la batteria di Ulrich che segue le doppie chitarre con sicurezza, il tutto sempre unito alla potente voce di Hetfield che ci attrae con le sue linee melodiche.

“you must burn!”(con un riff portante alla black sabbath) e “crown of barbed wire” sono dominate da un ritmo cadenzato, al contrario delle più veloci “lux aeterna” e “room of mirrors” fino ad arrivare alla lunga e conclusiva “inamorata” altro pezzo cadenzato e caratterizzato da un ritornello che tenta di “avvolgere” l’ascoltatore, passando per un intermezzo clean con un giro di basso che ricalca la melodia del ritornello, fino a svilupparsi in armonizzazioni di chitarre che sfociano nell’assolo di Hammett che ci porta alla lunga chiusura, ma il pezzo è troppo poco articolato per una così lunga durata predominata dal ritornello e pochi riff ripetuti e armonizzati troppo a lungo.

L’ album è caratterizzato per lo più da composizioni basate su riff (prevalentemente semplici a livello tecnico) con venature tra il thrash e l’hard ‘n heavy ad “incastro” che si susseguono pezzo dopo pezzo, le linee vocali sono cariche di armonia e le doppie chitarre si lasciano andare spesso in svariate melodie tipicamente heavy metal. Man mano che si va avanti con i pezzi però questo continuo “incastrare” e “tagliare e incollare” i riff risulta una forzatura e la sensazione di costruzione della lunghezza dei pezzi si avverte in maniera accentuata (“sleepwalk my life away” ,“crown of barbed wire”, "chasing light").

Considero lux aeterna” il miglior brano dell’album, strutturato in classico stile, con un ottimo riff speed metal, arricchito da un caotico assolo. In “screaming suicide”(curioso l’omaggio al pezzo “speed king” dei deep purple durante l’assolo) e “room of mirrors”, la sensazione di forzatura nelle composizioni si sente ma non è così accentuata , il che fa arrivare alla fine dei due brani senza problemi.

La voce di Hetfield è potente e si spinge in notevoli acuti come in “lux aeterna”. I testi sembrano caratterizzati dal filo conduttore della “confessione”, mettendosi a nudo davanti a uno specchio, interrogandosi su incertezze e paure.

Gli assoli di Kirk Hammett sembrano spesso seguire una stessa linea di costruzione, partendo con parti soliste più lente, per poi lasciarsi andare in veloci passaggi padroneggiati da scale pentatoniche ma spesso senza riuscire a creare linee melodiche che rimangono impresse. Questa costruzione di assoli infatti su alcuni pezzi è più calzante e in altri meno, mentre la batteria di Ulrich segue attraverso ritmi semplici e classici le chitarre ritmiche, anche se spesso si lascia andare con rullate sul rullante, ma alla lunga risulta una scelta sonora meccanica e piatta; e qui si arriva ad uno dei punti che non apprezzo dell’album, il mastering.

Tutti gli strumenti arrivano potenti e chiari all’orecchio ma in una maniera così eccessiva che non esiste nessun dinamismo nel sound, che nella sua totalità purtroppo risulta “piatto”, senza nessuna “artigianalità” e le note che escono dagli strumenti sono prive di “colore” (di cui soffre soprattutto la batteria). Una delle cose che apprezzo è la potente ma non affilata distorsione delle chitarre e la voce di Hetfield che riesce ad avere "colore".

Tutto sommato ritengo “72 seasons” un album riuscito per le melodie vocali, ritornelli e riff per la maggior parte efficaci, mentre punto in negativo per il mastering e l’eccessiva costruzione forzata di quasi la totalità dei brani; togliere qualche minuto all’interno di qualche canzone avrebbe aiutato ad arrivare alla fine album con una minor sensazione di costruzione meccanica.

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