(Questa recensione è politicizzata e tendente all'estrema sinistra: avvisati, mezzi salvati)
Michela Murgia è, per la gioia di Iside e dello sfasciacarrozze, una (brava) scrittrice sarda, nota soprattutto per il suo "Accabadora", che le ha valso il Premio Dessì, il Campiello e il Supermondello. Io però la Murgia, lo ammetto, non la conoscevo fino a pochi giorni fa, quando ha risposto per le rime al Ministro della malav... ehm scusate, dell'Interno Matteo Salvini, che le ha dato, guarda caso, della "radical chic di sinistra". La replica della scrittrice è consistita nell'interessante "gioco dei curriculum", in cui confrontava i vari mestieri che lei ha dovuto fare per guadagnarsi da vivere con il NULLA di Balbini, umiliandolo e causando al Capitano (...) e a tutti i disperati saliti sul suo carro, anzi carroccio, una fastidiosa psicosi anticomunista. Ad ogni modo, a irritare il povero bambinone frignottone è stato appunto il penultimo lavoro della Murgia, "Istruzioni per diventare fascisti" (Einaudi), che brevemente provo a descrivervi.
Questo libro è impressionante perché, in sostanza, è ciò che Balbini penserebbe se avesse un cervello: si tratta infatti di un pamphlet politico che consiste in una gigantesca e ironica provocazione relativa ai (presunti) vantaggi del (neo)fascismo sull'antiquata, inefficiente, costosa e ipocrita democrazia da snob, che oggi non interessa più a nessuno. "È falso quello che ha detto Winston Churchill, cioè che la democrazia sia il metodo di governo peggiore eccetto tutti gli altri: la verità è che è il peggiore e basta [...] Questo testo vuole essere uno strumento di comprensione utile soprattutto alla classe più colta sfinita dalla democrazia, perché alla massa popolare non è mai stato necessario spiegare che il fascismo è meglio": così la Murgia nella "Necessaria premessa di metodo". Segue quindi il confronto impietoso tra fascismo e democrazia, inevitabilmente a favore del primo, in una serie di capitoletti che si concentrano su singoli punti: il vantaggio di avere un capo, non intralciato dal dissenso democratico, più rapido nell'agire, un capo in cui il popolo sereno si riconosce; la banalizzazione dei messaggi, perché la paura è e dev'essere di tutti; l'identità costruita costruendo tutta una serie di nemici; lo sfogo fascista della violenza come naturale pulsione dell'essere umano; e così via.
Una riflessione amara, e al contempo brillante e gustosissima, sul mondo e in particolare sull'Italia di oggi: il destinatario principale è chiaramente la Lega, con tanto di lessico tipico (pacchia, fuffa, ruspa... radical chic), ma non mancano le frecciate al M5S (l'azzeramento delle competenze, il costo troppo elevato dei politici) o al PD renziano (i famosi 80 euro); una riflessione che a sua volta fa riflettere e produce, oppure rafforza, i nostri anticorpi nei confronti della (tragicomica) situazione attuale.
Il pamphlet si conclude con un simpatico Fascistometro: un elenco di 65 frasi più o meno fascistoidi (e talvolta controverse) che indica quanto siamo fascisti, dal livello "Aspirante" (ne abbiamo da imparare) a "Patriota" (l'allievo supera il maestro). Già: non se siamo fascisti, ma quanto lo siamo. "Chi mette muri, chi limita la solidarietà ai suoi, chi mette gli uni contro gli altri per controllare entrambi, chi limita le libertà civili, chi nega il diritto alla migrazione con l'arma della legge e l'alibi della responsabilità, questi sono i fascisti oggi. Il problema è stabilire chi non è in parte coinvolto nella legittimazione del fascismo come metodo, cioè quanto fascismo c'è in quelli che si credono antifascisti". Perché, anche se dirlo mette a disagio, i germi del fascismo sono acquattati in ciascuno di noi, e se non vigiliamo il metodo fascista ha il potere di farli sbocciare: come recita la sagoma di Forrest Gump in copertina, "fascista è chi il fascista fa".
Concludo dicendo che voglio, esigo e pretendo che questa recensione venga approvata dal Comindeb.
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