É difficile parlare di Brecht senza sollevare perplessità, che sia manifesta nel senso di un vero dissapore o nel dubbio insinuatore di trovarsi innanzi a qualcosa di anacronistico.
Questa disarmonia nasce dal chiaro schieramento politico dell'autore; schieramento che è costato, e continua a costare, a Brecht, la veloce valutazione della sua opera: valutata a seconda dell'identità o della divergenza di vedute politiche.
Brecht credeva nel fine popolare dell'arte, in linea con la poetica tolstojana. Tolstoj chiama, infatti, "Arte popolare" quella forma d'arte che passi attraverso le masse popolari educandole. Con ciò non intendendo, dunque, un imbarbarimento o, come diremo oggi, un asservimento al "fine commerciale" dell'arte, bensì, la sua più ampia diffusione. Ugualmente, Brecht, con tono provocatorio direbbe:
"Se la gente vuole vedere solo le cose che può capire, non dovrebbe andare a teatro; dovrebbe andare in bagno".
ma soprattutto, direbbe che il teatro dovrebbe parlare alle
"grandi masse di coloro che producono molto e vivono difficilmente, perché vi si intrattengano utilmente".
Due sono le parole chiave della poetica brechtiana: "teatro epico" e "straniamento".
Per "teatro epico" intendiamo la forma di teatro che si discosta dal teatro drammatico - mimetico e che vuole fare del pubblico non un semplice spettatore, ma un critico e, dunque, un attore del messaggio ricevuto. Per "straniamento" intendiamo l'uso della "terza voce brechtiana", ovvero il tentativo di separare nettamente l'attore dal personaggio interpretato così che, come lo spettatore, questi possa rendersi consapevole del ruolo storico, politico e sociologico, cucitogli addosso.
A proposito della "terza voce brechtiana", Milva è interprete eccellente della volontà autorale. La cantante riesce, infatti, con l'uso di una ostentata sguaiatezza e di un fraseggio non corrispondente all'attesa prosodia, rispetto a un normale parlato o cantato - mimetico, a farsi critica dei vari personaggi a cui è chiamata a prestare dimensione sonora. Dimostra, quindi, quella soggettività consapevole che è intenzione poetica di Brecht.
Il più efficace effetto di straniamento, si realizza, probabilmente, in "un cavallo si lamenta", in quanto, dovendo prestare la voce ad un animale, è ben più difficile cadere nel tranello identificatorio.
L'ingenuità dell'animale, si presta anche a un formativo effetto umoristico pirandelliano:
"Era la gente che conoscevo diversa
La stessa che ieri mi dava del pane e mi copriva il dorso con sacchi per proteggermi dalle mosche
Ieri tanto umana
Oggi tanto disumana
Serano trasformati all'improvviso in tante belve, come mai?"
Concludo con una citazione di Marcuse su Brecht e Bob Dylan:
"In assenza di un qualsiasi contesto politico, le loro opere evocano, per un fuggevole momento, l'immagine di un mondo liberato e il dolore di un mondo alienato"
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