Si scrive sempre cumbia, ma si legge in tanti modi diversi a seconda del Paese, del contesto e di chi la fa. C’è la cumbia colombiana classica, c’è la cumbia psichedelica che da un po’ è tornata forte in Messico, c’è la tecnocumbia del Peru e dell’Ecuador.

La tecnocumbia è cantata e suonata anche da uomini, ma sprigiona tutta la propria essenza nei grupos femeninos e nelle tante interpreti soliste che ogni settimana animano – o rianimano – matrimoni e feste paesane dei villaggi andini. I succinti e variopinti costumini di scena rendono caratteristica questa branca del genere, al pari di ciò che un autorevole blogger locale ha rilevato in sua pagina:

Lo fundamental en los grupos de cumbia femeninos no son los nombres ni las voces. Son los culos (y en menor medida las tetas, pero también)’

Come avrà facilmente inteso anche chi non padroneggia il castigliano, ciò che conta davvero nella tecnocumbia è il talento nel cantare le canzoni. Ed è il motivo per cui si sgomita per avere un posto sotto il palco.

Le tecnocumbieras fanno un po’ di tutto: recitano in telenovelas, posano per servizi fotografici, appaiono nei locali programmi della domenica. Collegamenti in diretta ci portano fin dentro le loro case, donde rivelano a milioni di peruviane i segreti per preparare un buon pollo a la brasa – “con la receta especial de mi mamá”. Con immancabile rubrica-gossip e anticipazioni sulla 624esima puntata della loro soap, dove il più delle volte interpretano la parte della panterona disinibita e tentatrice. Mentre dallo studio chiedono: ‘Ma Hernando è cornuto? Ma Dolores lo viene a sapere? Ma Milagro si mette con Guillermo?’. E via dicendo.

Da qualche mese, però, un nuovo fenomeno (e nuovi fenomeni) ha rubato il monopolio alla vecchia cumbia andina. Questa onda nueva viene da un Paese che non compare mai nelle cronache internazionali, salvo quando si giocano i Mondiali di calcio: l’Uruguay.

L’inverno 2015/16 (ovvero, la passata estate sudamericana) ha infatti assistito alla nascita della cumbia cheta. Una bomba che ha smosso tutto. Un movimento destinato a fare epoca e che, anzi, la sta già facendo.

Qualcuno la chiama cumbia pop, ma la definizione è impropria. Tutta la cumbia, di per sé, è pop. Questa cumbia non solo è pop, ma è cheta perché è fatta dai chetos: i benestanti. Nasce quindi come risposta alla cumbia villera: la cumbia fatta dagli umili, quella che si suona nel barrio e fra i casermoni popolari di periferia. La cumbia cheta la fanno invece i figli di papà della Montevideo-bene, regolarmente iscritti in prestigiosi collegi e griffati all’ultima moda.

L’estetica della cheta ha pochi, precisi riferimenti: Justin Bieber, Harry Styles e le boy-bands per i ragazzi (fra i calciatori, Cristiano Ronaldo è sempre preferito a Messi); Selena Gomez, Ariana Grande e le attrici di Violetta per le ragazze. I testi raccontano di cotte e pomiciate adolescenziali, party sulla spiaggia, reginette da liceo che fanno perdere la testa. E tutta la settimana è vissuta in spasmodica attesa che il papi e la mami passino il weekend fuori-città, lasciando quindi la villetta (con piscina) a completa disposizione dei loro rampolli. I quali, s’intende, il weekend non lo passeranno davanti a Fifa 17 (non solo, per lo meno).

Il video di ‘Agua en la boca’ dei Miway (ad oggi 3 milioni di visualizzazioni) è perfetto, perché contiene tutti gli status-symbol del movimento: moto, macchinone (BMW), villa con scalinata, pineta circostante e ampio ingresso. Il papà in questione fa probabilmente l’imprenditore e quindi è fuori per lavoro, oppure è con la signora: gli uomini di casa, adesso, sono altri. E prendono possesso.

Non compare tutta la band (che non conta), ma solo i cantanti – quasi tutti i gruppi di cheta sono fronteggiati da un ragazzo e una ragazza, che rappresentano i fidanzatini ideali della classe medio-alta. Da una parte abbiamo Sheila: zeppe panoramiche a slanciare il metro e 45 di statura e curve pericolose sul cofano del BMW, a turbare la pubertà di un esercito di fanciulli incollati allo schermo; dall’altra Nicolás, che esteticamente è l’anello mancante fra il rapper Moreno e Pedro - non il calciatore, ma il cugino tonto di Speedy Gonzales (tonto solo all’apparenza, naturalmente). Ad oggi pare comunque sia uscito dal gruppo, sovrastato e oscurato dall'immagine di Sheila.

Date un’occhiata: https://www.youtube.com/watch?v=qHILHdATqsg

E ancora: anelli, catene, unghie fresche d’estetista, atteggiamenti finto-gangsta ad accompagnare il ritmo reggaeton dell’intro, prima che la cumbia divampi in tutta la sua carica erotica. E maliziose labbra morsicate. Pur senza mai spingersi troppo oltre: caratteristica della cheta è infatti il suo essere provocante e pudica allo stesso tempo. Oltreché lussuosa, sempre: alla faccia dei poveracci di periferia, che sono maleducati e non si lavano nemmeno, la cheta è insomma la musica dei bravi ragazzi.

Fedele compagno di vita è sempre lo smartphone (con cover di diamanti), perché ogni momento va immortalato ad uso e consumo dei followers.

A scopo d’approfondimento, consiglio i video di band come Rombai, Olvidate!, RC e Mano Arriba (solo alcuni dei protagonisti della scena, ma tutti a proprio modo rappresentativi).

Come avrebbe detto Steve Jobs: 'siate affamati, siate folli. Siate benestanti'.

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