(Dedico questa recensione a tutti i true deathsters che mi hanno avviato all’ascolto dei Morbid Angel ed in particolare al mio caro amico BathoryAria, che mi ha avvicinato a questo gran gruppo nonostante il mio forte scetticismo iniziale.Grazie)
Anno Domini 1986:i riflettori della musica metal sono tutti puntati sul Thrash.
E come dare torto agli addetti ai lavori?Capolavori come “Master Of Puppets” dei Metallica, ”Peace Sells…But Who’S Buying?” dei Megadeth, ”Spreading The Disease” degli Anthrax e “Reign In Blood” degli Slayer fornirono di una nuova marcia il nostro genere perferito, che sarebbe partito da questi immensi capolavori senza tempo per costruire la musica tosta del tempo che sarebbe venuto di lì a poco.
Prendendo ispirazione proprio da questi capolavori e soprattutto dall’ultimo gruppo del mio piccolo elenco di cui sopra, un gruppetto di thrashers un po’ “particolari” di Tampa, Florida, con una forte passione per il quartetto losangelino, per il cosiddetto “casino” e desiderosi di suonare “faster and heavier ever” aveva fondato una band destinata a cambiare per sempre le sorti del death per sempre, costruendone le fondamenta sulle quali i gruppi di pochi anni dopo avrebbero costruito il grattacielo.
Questi amici, un certo David Vincent che si dilettava a cantare in growl, una novità assoluta per il tempo e prontamente scopiazzata dai successori non sempre all’altezza del capostipite, un curioso individuo che si autodefiniva “un vampiro vecchio di trecento anni”, tale Trey Azaghtoth, un batterista che sarebbe diventato uno dei migliori del Globo arrivando a colpire per diciannove volte la cassa con il doppio pedale, Pete Sandoval (ma ti basterà chiedere di Jack…oh, scusate, di Pete, uahahaha) e quello che forse era l’elemento della band con la testa più a posto di tutta quest’esagitata marmaglia, il secondo chitarrista Richard Brunelle, creò sotto il nome di Morbid Angel ad una delle band più estreme, oscure e veloci che il Mondo non avesse mai conosciuto, facendo sembrare gli Slayer, che al tempo parevano la cosa più estrema mai mandata sulla Terra dai meandri dell’Inferno, uno dei tanti gruppi pop che impazzavano in quei bellissimi giorni degli anni Ottanta (eh esagerato!),segnando così l’inizio del death metal.
Proprio dopo tre anni,nel 1989, di death metal se ne sentiva parlare poco,basandosi sul “già sentito” dai primi album dei Death e Sepultura (principalmente), forse anche perché i vari capolavori Thrash oscuravano la musica estrema che proprio in quegli anni cominciava, lentamente, ad emettere i primi vagiti.Quindi, come un fulmine a ciel sereno,vero e proprio segnatore d’inizio della carriera dei Morbid, ecco arrivare uno dei dischi più veloci, tremendi e innovativi sulla scena: ”Altar Of Madness”, album ispiratore di una lunghissima serie di gruppi death successivi, non ultimi i Pestilence e i Death.
Ma prepariamoci all’ascolto, con le cuffie tatticamente posizionate sulle orecchie per farsi sconvolgere ancora di più dal muro di suono creato dalla cassa di quel metronomo umano di Sandoval, dalle asce da boscaiolo Azaghtoth/Brunelle, e dal basso percussivo ma soprattutto dall’innovativo growl di Vincent (chissà quanta ammoniaca avrà bevuto per arrivar ad avere una voce del genere…), che ce l’ha a morte con tutti i cristiani che secondo lui sono “ipocriti” (vale a dire, tutti i cristiani eheheh).
Da notare l’eccellente songwriting, che trova i suoi punti di forza non tanto nei testi (che alla fine vengono fuori senza nessuno sforzo o impegno, contrariamente a quanto accaduto per bands come i “soliti” Death e Pestilence) quanto nel riffing azzeccatissimo dei chitarristi, con un Azaghtoth che può essere definito senza timor d’errare una macchina da riff nella fase compositiva.Non si può dire altrettanto bene, purtroppo, per i testi, banali, scontati e parecchio sempliciotti, che sanno anche abbastanza da posers pseudosatanisti.Un’altra nota, l’influenza degli Slayer SI SENTE MOLTO, soprattutto negli assoli degli axe-mene e nel riffing generale, influenze che verranno definitivamente abbandonate già dal successivo “Blessed Are The Sick”, dove i Morbid troveranno un ottimo equilibrio musica/ispirazione.
Come avrete capito, questo è un masterpiece, in primo luogo dei Morbid Angel stessi (confermandosi tra l’altro come uno dei migliori dischi della loro tormentata e difficile carriera) ma, inoltre, per il death metal in generale, avendo esso ispirato (ed ispirando ancora oggi) qualsiasi band che professa di aver a che fare, anche lontanamente, col bellissimo ma criticato Metal della Morte.
Quindi,cari miei: pezzi storici,tecnica elevatissima (a parte,purtroppo,per il basso),velocità senza compromessi,e distruzione d’orecchie assicurata:in tre parole,”Altar Of Madness”.
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