Il disco che mai mi sarei aspettato di ascoltare al termine del 2017.

Il ritorno dei Morbid Angel ha letteralmente "massacrato" il mio già carente udito per almeno una settimana.

A sei anni di distanza dall'immonda porcata che era stato il precedente "Illud Divinum Insanus": un tentativo di uscire dal canonico e tempestoso Death Metal, loro disturbanti e maligne caratteristiche, per approdare ad una schifezza senza capo ne coda. E qui mi fermo perchè è ancora tanta la rabbia in corpo per cotanto pattume. Passiamo a "Kingdoms Disdained" che è una eruzione totale di Death vecchia maniera.

Trey Azagthoth ha rimesso le cose a posto, ricordandosi di essere un pilastro, un punto fermo dell'estremismo in musica.

Richiama al capezzale della sua creatura, ormai sull'orlo del precipizio e della fine ingloriosa, il bassista-cantante Steve Tucker, autore di tutte le liriche dell'album.

Chi ben conosce la parabola artistica dei Morbid Angel è al corrente della sequenza alfabetica dei titoli dei lavori della band floridiana. "Altars of Madness", "Blessed are the Sick", "Covenant", "Domination" sono i primi quattro capolavori; si prosegue con le altre lettere fino ad arrivare, con questo nuovo album, alla Kappa.

Un disco semplice, essenziale e diretto. Senza fronzoli e divagazioni inutili. Che non raggiunge, mi par doveroso scriverlo, le vette spasmodiche dei già citati quattro iniziali dischi. Ma è ricco di brani che ti segano in otto, grazie al sempre validissimo lavoro in fase di produzione di Erik Rutan che negli ultimi anni si è distinto come uno dei migliori "costruttori" sonori in ambito Metal.

La voce di Steve è un growl dai toni iper-ribassati: un orco assetato di sangue che sbrana le frasi pronunciate; la batteria disegna geometrie squadrate, di una potenza bestiale, alternando velocità frenetica a rallentamenti improvvisi. Ma per l'ennesima volta sono i riff atonali, distorti, schizoidi di Trey a regnare sovrani durante l'ascolto di tutti i brani. Note su note costruite senza mai una pausa; riff lunghi, torturati, densi con decelerazioni doom dall'aspro sapore cimiteriale.

Quarantasette minuti per dimostrare che i Re del Death Metal sono tornati...FROM THE HAND OF KINGS...(l'ho appena scritto!!!!!).

Diabolos Rising 666.

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