Siamo nel 1995, un anno decisamente significativo in ambito metal proveniente dalla pensiola scandinava ed in mezzo a numerosi platters di alta qualità(Amorphis, In Flames, Dark Tranquillity...) gli svedesi Morgana Lefay pubblicano questo gioiellino thrash-doom dalla sfumature epiche assai pregiate.
"Sanctified" (terzo capitolo nella loro discografia) si avvale di una produzione assulatamente curata, di suoni dalla perizia esecutiva invidiabile e, soprattutto, di un'aggressività "dosata" che brillantemente si unisce a linee chitarristiche raffinate ma sempre potenti ed efficaci. Notevoli le prestazioni dei singoli elementi in seno alla band ove impressiona la bravura del singer Rytkoenen nello sdoppiarsi tra vocals à la Megadeth ed un timbro caldo ed avvolgente nelle due ballate qui presenti.
"To Isengard" rappresenta l'anima della band con il suo incedere tetro e battagliero, batteria granitica, basso che pulsa tonante e riffs tra il doom-metal apocalittico vicino ai Candlemass e lente nenie malinconiche. Adorabile la ballad "Why" ci trasporta in universo di passaggi imbiancati dalla prima neve, così acustica e leggiadra, chiusa comunque da un finale metallico ed abrasivo con il cantato di Rytkoenen davvero ispirato.
Il trio di pezzi a seguire libera trashy riffs di elevata qualità sapientemente abbinati a breaks acustici che impressionano particolarmente nella darkeggiante"Mad Messiah", un blocco di chitarre granitiche, liriche misteriose e ritmiche medio-veloci da puro headbanging. Notevole anche "In The Court Of The Crimson King", mirabilmente introdotta dagli intrecci delle due sei corde di Eriksson e Persson, precise e coordinate, proseguita dall'ugola cruda del singer e portata avanti da solos molto tecnici supportati dal dinamismo della sezione ritmica.Tight!
Nel finale ci stupiamo di fronte all'attitudine da camaleonti dei nostri, capaci di virare all'improvviso verso partiture quasi "gothic" nella semi-ballad "Sorrow". Sinuosi giochi acustici, tastiere appena accennate, approccio vocalico vellutato ma esplosivo e declamante profonde nostalgie. Tante le atmosfere qui prosposte, in otto minuti che ci portano attraverso paesaggi sonori cangianti dipinti da assoli pieni di luce ed abilità, dove appaiono persino meravigliose note di chitarra classica, originali e toccanti, per chiudersi con toni epici da presagi invernali.
Insomma un gran bel lavoro, forse dimenticato dai più, ma ben meritevole di essere riscoperto ed apprezzato, riferendomi in particolar modo agli amanti tra di voi di un certo tipo di metal raffinato ma sempre concreto e diretto. Originali in un mare di ripetitività.
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