"Avete due giorni per registrare quello che vi pare".
Questa è la regola di "In The Fishtank": una serie di mini cd che la piccola e agguerrita Konkurrent produce invitando gli artisti in sala di registrazione durante i loro tour nei Paesi Bassi.
Il decimo tuffo nella vasca dei pesci è stato offerto ai Motorpsycho: quei tre tizi norvegesi che da anni reinventano la concezione di "rock" seguendo le tortuose vie psychedeliche col sorriso di chi sa alzare il suono distorto quando vuole e sa quando frenare sulle armonie di un flauto traverso. Perché lasciarsi sfuggire questa occasione per provare ancora nuove sperimentazioni? Ed ecco che gli invitati chiamano a rapporto la sezione fiati dei Jaga Jazzist (gruppo jazz che aveva già collaborato con i Motorpsycho in una serie di concerti) per annullare le differenze stilistiche e far nascere qualcosa di nuovo: un jazz che jazz non è, un rock che rompe con gli stilemi classici, il tutto shakerato in uno stupefacente "spleen psychedelico".
Si parte con le dolci vibrazioni di "Bombay Brassière", c'è qualcosa che chiama il cosmo in quei rintocchi di basso sui segnali in chiaro dei fiati. Il tempo di abituarsi all'assenza di gravità ed ecco l'inconfondibile intro di "Pills Powders and Passion Plays" qui in versione rallentata e imperniata tutta sui giochi d'eco delle voci e delle chitarre, unico contatto con la realtà è un tamburello che improvvisamente smette di risuonare per lasciare spazio al tappeto di fiati.
"Doffen Ah Um" parte da questa atmosfera morbida e fluttuante per poi lanciarci nel pieno di una turbolenza cosmica con i fiati a rincorrersi attraverso linee di basso impreviste e cambi di tempo tempestosi. Lo spazio può essere anche un posto movimentato ed ecco a chiarirci le idee la splendida "Theme De Yoyo" (cover di un brano degli Art Ensemble of Chicago per la soundtrack di "Les Stances A Sophie", film francese del 1970), pezzo in cui l'urlo rock motorpsychedelico emerge supportato dalle aggressioni delle trombe e dei sax tenore mentre il basso disegna un riff pietrificato impossibile da dimenticare.
Ma il viaggio va avanti, passata la tempesta una calma innaturale, a tratti sconvolta dalle scariche elettromagnetiche, si impossessa delle nostre menti, è "Tristano": lunga suite piena di sorprese e continui cambiamenti sovrapposti sulla apparente calma di quattro inquietanti noticine, è uno di quei brani da ascoltare ad occhi chiusi visualizzando i colori che il fluire della melodia ci suggerisce, lentamente senza brusche frenate che potrebbero danneggiare i neuroni, accelerando poi sul finale quasi a voler lanciare l'ascoltatore verso quel salto sulla terra che è il ritorno a casa, e la fine dell'album.
Molti anni or sono un musicista chiamato Sun Ra lo aveva detto, i Motorpsycho ne hanno accolto il messaggio, a noi non resta che farlo risuonare: space is the place!
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