"L'esorcista" del 1973 del maestro William Friedkin fu uno dei film che cambiò radicalmente il pensiero degli horror moderni, insieme a un altro cult capolavoro che porta il nome di "Rosemary's Baby". L'immagine del maligno che entra prepotentemente in un contesto casalingo, fino ad immettersi nel rapporto tra una madre, attrice di successo, e figlia che si trova senza il supporto di una figura paterna. Film capostipite del genere, ancora oggi fa la sua porca figura, sebbene le nuove generazioni non riescano più a capire la differenza da qualcosa che fa ridere a ciò che fa paura con l'avvento dell'era di Internet. Il seguito "L'esorcista 2: l'eretico", diretto da John Boorman, si rivelò un mezzo flop al contrario del primo film. Odiato sia dal pubblico che dalla critica, sebbene a parer mio sia un film tutto sommato interesante, sebbene pecchi di una forma non del tutto riuscita. L'opera di William Peter Blatty segna nel bene o nel male un punto zero del cinema horror mondiale, tutti i film che vennero avvenire del genere horror soprannaturale dovevano fare i coni con "L'esorcista", ma ironia della sorte pochi davvero memorabili nel tempo.

E dopo quasi vent'anni, Peter Blatty pensò bene di ritornare a trattare la sua personale creatura nata nel suo bellissimo e controverso romanzo "The Exorcist". Si prende la responsabilità della macchina da presa, il soggetto è tratto dal romanzo "Legion", meglio noto come "Gemini Killer" del 1983. Restando il più fedelmente al libro, Blatty gira una sorta di prequel spin-off della storia originale, partendo dal tragico finale in seguito della morte di Padre Karras. Passano quindici anni dall'evento. Siamo di nuovo nei pressi di Georgetown, e il tenente Kinderman (interpretato ottimamente da George C. Scott) non ha perso i rapporti con il giovane nel primo film padre Dyer, qui invecchiato e interpretato da Ed Flanders. Kinderman si troverà sulle tracce di una serie di omicidi che portano la firma di Gemini Killer, un serial killer giustiziato quindici anni prima, esattamente il giorno della morte di Karras. Scoprirà dietro una verità terrificante che lo porterà in un abisso di paranoia, fino a ritrovarsi faccia a faccia con Gemini in "persona".

"L'Esorcista 3" è il terzo capitolo cinematografico della definiamola "saga" che a parer mio, pur essendo nel complesso non brutto come tanti lo hanno definito, pecca sicuramente in tanti punti. Partiamo dunque dalle cose negative, giusto per toglierci subito il dente: la regia di Blatty acquista una estetica decorosa, poiché cerchi di approciare a quella del film originale. Pur non avendo la mano del grande Friedkin, Blatty riesce comunque a dare vita alle immagini che compaiono sullo schermo, accompagnate da un'atmosfera cupa e allo stesso tempo quasi onirica, complice una bella e ispirata fotografia. Il problema della regia di Batty sta prettamente nella forma stessa; Blatty non ha i tempi del cinema, non riesce a gestire i tempi per dare un ritmo calibrato e intrigante della storia. I momenti di tensione, forse i pochi davvero riusciti, sono preceduti da sequenze al limite dello snervante dal suo ritmo lento, ma non quella lentezza che favorisce una attenzione piacevole seppur richieda maggiore concentrazione, ma di quella accompagnata da dialoghi mosci, rapporti tra i personaggi poco interessanti e soprattutto un finale che non porta da nessuna parte, e lascia aperto oltre che il senso dell'epilogo della storia anche l'amaro in bocca. Il film in un ipotetico 80% è un dialogo unico, in cui ogni cosa viene spiegata come se fosse lo stesso Blatty a leggere il suo stesso romanzo allo spettatore, perdendo a quel punto nel dare valore al ritmo del film, che diventa lofio mano a mano che si prosegue la visione. Basti pensare inoltre che il film rischio di nascere già male in partenza, visto che i produttori impedirono a Blatty di utilizzare il titolo "Legion" e di farlo uscire per ragioni commerciali sotto il nome di "L'esorcista 3", e infine di inserire una scena di esorcismo a dir poco forzata verso il finale, il che rende il film automaticamente più simile ad una fredda operazione studiata a tavolino.

George C. Scott interpreta benissimo il suo personaggio ( interpretato nel film originale da Lee J. Cobb, morto successivamente nel 1976) dandogli il giusto carisma, e una buona dose di humour che lo rende anche molto più genuino e temerario. Ma il vero protagonista di questo film è proprio Gemini Killer, interpretato dal duo di attori Jason Miller, comparso come Damien Karras nel primo film, e da uno straordinario Brad Dourif, meglio noto per film come Qualcuno volò sul nido del cuculo e Il Signore degli Anelli, e restando in tema horror il cult La bambola assassina. I due attori fanno braccio di ferro di bravura, Miller oscuro e tormentato, Dourif aggressivo e manipolatore, che si gusta il suo ruolo fino all'ultimo grido. Il vero punto forte del film resta probabilmente la sua performance. Pressoché poco memorabile l'intervento di Nicol Williams, altro attore grandioso noto per il suo Merlino in "Excalibur" di Boorman, qui in veste dell'esorcista padre Morning; seppur il personaggio incuriosisca nei primi frammenti del film, verso il finale si riduce quasi ad una macchietta vera e propria. Il cast è uno dei pochi elementi riusciti del film, gli attori sono in forma e fanno bene il loro (c'è pure Samuel L. Jackson nei panni di un cieco in una sequenza del sogno di Kinderman), alcune sequenze horror sono ben riuscite (su tutte la sequenza terrificante dell'infermiera in ospedale, uno dei jump scared più spaventosi che abbia mai visto, anche come costruzione dell'intera scena), altre peccano in una regia poco di mestiere, come la sequenza dell'esorcismo ricca di effetti speciali, ma povera di pathos e di quel senso di paura e disagio che dovrebbe dare.

Nel complesso "L'esorcista 3" è un film zoppicante, che nonostante una buona base di partenza e l'attesa non soddisfa a pieno le aspettative come dovrebbe. Salvo come ho detto l'aspetto tecnico, un competente team di attori e delle buone sequenze inquietanti, anche se poche davvero taglienti. Peccato che se avesse avuto un ritmo più studiato, una sceneggiatura più incisiva e una regia più professonale sarebbe venuto fuori decisamente migliore.

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