Sono i padrini universalmente riconosciuti del Grindcore; nati nei primi anni ottanta come gruppo Hardcore-Punk, prendendo come riferimento i Crass e soprattutto i Discharge, sono ancora dopo oltre tre decenni i leader indiscussi per quanto riguarda estremismo e ferocia sonora.

Questo è un Ep uscito sul finire del 1995 che faceva da apripista al successivo album sulla lunga distanza "Diatribes" pubblicato nei primi mesi del 1996; una manciata di brani, prodotti ancora una volta da Colin Richardson, che vanno a creare nel loro insieme un muro plumbeo, a tratti sinistro, avvicinandosi ad umori industriali, con un suono che si è fatto meno caotico, molto più ragionato ma non per questo meno potente e belligerante.

E' la title track ad aprire il lavoro; un brano che supera di poco i tre minuti che si potrebbe definire quasi commerciale (termine da prendere con le giuste attenzioni visto che stiamo sempre parlando dei Napalm Death). La velocità di esecuzione è molto più trattenuta rispetto ai loro primi lavori, con le urla psicotiche di Barney a dettar come sempre legge; le chitarre sature di Jesse (R.I.P.) e Mitch sono una caratteristica di tutti i brani, sostenute dall'incredibile lavoro di batteria di Danny, per me uno dei migliori batteristi di tutto il Metal estremo.

Addirittura nella prima parte del terzo brano, "Self Betrayal", la voce di Barney si fa pulita e comprensibile come mai prima era accaduto nella storia del gruppo; una tregua che dura una manciata di minuti e che vuole essere un tentativo da parte dei ragazzi di allargare il loro raggio d'azione musicale. Ci pensa "Antibody" a rimettere le cose a posto: si ritorna a percorrere strade Grind-Death e la velocità di esecuzione mortifera ci ricorda ancora una volta che i Napalm sono i maestri insuperabili e quando spingono sull'acceleratore non temono rivali. Si arriva rapidamente all'ultimo brano "Plague Rages" registrato dal vivo in uno dei loro concerti: altro brano atipico, tratto da quel "Fear, Emptiness, Despair" che li aveva visti per la prima volta rallentare ed inglobare nel loro sound l'Industrial Metal; brano che ti annienta e ti frantuma con un finale apocalittico dove tutti gli strumenti vengono martoriati, creando un muro sonoro mostruoso ed invalicabile.

Ad Maiora.

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