Avete presente quel filone della fantascienza che prende in considerazione i futuri alternativi di vari eventi storici? L'esempio più classico ed affascinante è il romanzo del grandissimo scrittore Philip Dick "La svastica sul sole" nel quale si immagina un futuro ipotetico nel quale Germania e Giappone hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale invadendo persino gli Stati Uniti. A questo punto vi starete sicuramente chiedendo cosa c'entra questo delirante preambolo con il disco in questione. La faccenda è presto chiarita in quanto ascoltando i Naranja Mecánica mi sono trovato a pensare che tipo di musica avrebbero potuto produrre gli Anglagard se fossero nati nella caliente isola di Cuba piuttosto che nella gelida Svezia. Se qualcuno di voi avesse già fatto un salto sulla sedia (cosa che avviene spesso quando si nomina il suddetto gruppo svedese) lo invito a rimanere calmo dato che, è bene chiarirlo subito, non si tratta certo di un gruppo clone e le differenze tra le due band sono tante quanto le somiglianze.
Cominciando da queste ultime possiamo dire che i cubani Naranja Mecánica, al pari dei colleghi scandinavi, realizzano brani di grande complessità (seppur di durata contenuta) caratterizzati da una cura maniacale per gli arrangiamenti che risultano perciò estremamente intricati e complessi sia nei lunghi passaggi strumentali sia quando fanno da "semplice" accompagnamento per le parti vocali (i temi si rincorrono con infinite variazioni e risulta difficile ascoltare lo stesso passaggio due volte senza alcuna modifica). Certo alle volte le composizioni rimandano più agli Yes che al "Re Cremisi", principale fonte di ispirazione per gli Anglagard, ma la maniera di costruire i pezzi è simile nelle due band. Altre analogie riguardano l'uso di chitarre acustiche ed elettriche in continuo dialogo tra loro, un flauto onnipresente ed ispiratissimo, un drumming scatenato negli abbondanti tempi dispari, l'alternanza di parti tranquille ed altre molto più frenetiche.
Passando alle differenze ciò che risalta principalmente è l'atmosfera generale delle composizioni: la freddezza, la malinconia, il senso di claustrofobia che impregnano e rendono uniche le composizioni del gruppo svedese sono qui sostituite dal tipico feeling che rende "lievi", ma non per questo "leggere" o artisticamente meno valide, le composizioni di tante grandissime prog-band sud-americane (i brasiliani Sagrado su tutti). Anche per quanto riguarda la strumentazione utilizzata si notano differenze specialmente per quanto riguarda le tastiere: nel disco dei Naranja risultano infatti assenti il Mellotron (che tanto contribuisce a rendere malinconico un brano...) e altri synth analogici mentre c'è una netta prevalenza del pianoforte. Due parole infine sulle parti cantate, unico tallone d'Achille per gli Anglagard (che infatti decisero di eliminarle nel loro secondo CD) e che anche per i Naranja risultano l'unico punto debole, forse in maniera ancora più marcata che per la band svedese. Alejandro Del Valle ed Ernesto Garcia, accreditati alla voce nei credits, non sono infatti stati graziati da quella che si potrebbe definire un'ugola d'oro e mostrano tutti i loro limiti anche su melodie che non richiederebbero una particolare estensione vocale ma solo un timbro piacevole.
Nonostante questo piccolo neo risulta evidente che si tratta di un CD veramente di altissimo livello che non posso che consigliare vivamente a tutti gli appassionati, specie quelli attratti dal progressive prodotto in paesi un po' fuori dai "canoni" consueti. La scena prog cubana non è certo floridissima ma tra questi Naranja Mecánica e i connazionali Sintesis comprende sicuramente due band di livello qualitativo elevatissimo (a questo proposito non posso che segnalare anche l'unico, bellissimo CD dei Sintesis, "En Busca De Una Nueva Flor").
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