Primavera: tempo di rinascita e allegria, il caldo finalmente fa capolino e l’inverno saluta dando appuntamento all’anno dopo. Forse non è la stagione più adatta per ascoltare black metal, per immergersi in neri e gelidi mondi alimentati da odio, disperazione e becera misantropia.

Ma in fondo chi l’ha stabilito che il black metal dev’essere per forza glaciale? Perché può esistere solo in mezzo a fiordi e foreste di conifere? Per quale motivo non si può avere un po’ di black metal caloroso e passionale?

La realtà è che cercando bene si può avere black metal caloroso e passionale, basta prendere un atlante e focalizzarsi su una penisola più vicina alla nostra, lo sguardo non deve indugiare troppo in su, in cerca di scritte norrene, basta spostarlo un po’ a destra e in mezzo a tutte quelle isolette si scopriranno abissi poco cristiani e poco inclini all’amore fraterno. Già, pare infatti che ad Atene e dintorni abbia attecchito la nera pianta della musica dannata e forse a qualcuno il nome Rotting Christ non suona del tutto nuovo. Però, sorpresa delle sorprese, pare che in Attica non vi siano, o fossero, solo loro a dilettarsi con blasfeme distorsioni e urla sguaiate. Esiste infatti un nucleo di gruppi uniti sotto alla bandiera della nera fiamma, ovviamente, come in Norvegia, i vari membri si conoscono tutti e hanno suonato spesso insieme come ospiti sui dischi altrui o in side projects.

Se quindi ai Rotting Christ spetta il titolo di capostipiti della scena black ellenica, il numero due si può assegnare tranquillamente ai Necromantia, gruppo particolare che al posto della chitarra ritmica presenta un basso ad otto corde, suonato da tal Baron Blood, nel black metal si sa che gli pseudonimi si sprecano. Mente trainante del gruppo è Magus Wampyr Daoloth, possessore di uno studio di registrazione e di un’etichetta dedicata alla musica pesante, a cui la vitalità di questa piccola scena musicale mediterranea deve molto.

“Crossing the Fiery Path” (1993) è il debutto della band, con una formazione molto variegata, con presenza di percussioni, piano, tastiere ed il già menzionato basso ad otto corde, incuriosisce e sorprende perché con il classico true norvegian black metal non ha proprio niente in comune. Lo stile è molto anni ottanta, con cavalcate sorrette dal suono caldo del basso e un preponderante senso di teatralità che urla in continuazione Mercyful Fate. Attenersi alla forma canzone non fa parte dei programmi del gruppo che, con brani strumentali e lunghi intermezzi atmosferici, non ha paura di osare ed allontanarsi dal seminato, come sicuramente i tredici minuti dell’iniziale “The Warlock” dimostrano. La sensazione è che non si voglia mai creare canzoni semplicemente per “spaccare” e far esaltare giovani metallari imberbi, ma si voglia nobilitare il tutto per creare una forma di black metal colto, per quanto ciò sia possibile naturalmente. Il risultato stupisce e può appagare non solo chi non ha mai sentito parlare di black ellenico, ma anche chi conosce molto bene “Thy Mighty Contract”, in quanto la diversità è marcata anche rispetto ai Rotting Christ. Viene quindi spontaneo designare i Necromantia come eredi spirituali di King Diamond e soci in quanto mirano a raggiungere lo stesso fine.

In sostanza una piacevole testimonianza di come la varietà si nasconda in ogni genere, anche in quelli più insospettabili.

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