Il punk oggi è morto? Per dio, non diciamo sciocchezze, va bene, c'è stato sicuramente un calo di intensità rispetto ai mitici ottanta, ma oggi apparte tutta la merda che circola su mtv c'è ancora qualche gruppo che si fà un culo quanto una casa per rimanere a galla e che pur essendo conosciuto da pochi, almeno a questi pochi dà delle emozioni vere, i New Bomb Turks sono uno di questi gruppi, ed andrò ad analizzare la loro storia ed il loro migliore disco nella speranza che qualcuno che pensa che i green day sono i massimi esponenti del punk rock vada ad ascoltarsi questo album, e cambi idea subito dopo...
Parallelamente all'esplosione pop punk nelle sue forme smaccatamente commerciali (green day, offspring), negli anni novanta ci fu un ritorno al punk rock primigenio, grazie a etichette come crypt o rip off, dedite al rock scarno e primitivo, e sopratutto lontane dal music business... tra i gruppi della crypt figurano propio i New Bomb Turks, quartetto dell'Ohio, corroborato da rabbia, noia e scazzo a pericolosi livelli di guardia, è il ritorno del suono della suburbia, quella della cosidetta "white trash", la spazzatura bianca annoiata e disperata, indecisa se passare il suo tempo a ubriacarsi o a suonare tre accordi distorti nel garage di casa, oppure tutte e due, come nel caso dei turks, la più credibile reicarnazione dei ramones e dei dead boys degli anni novanta.
Eric Davidson, jim Weber, Matt Weber e Bill Rendt frequentavano l'università, quando fanno amicizia e decidono di formare una punk band che sappia riportare in vita l'antico splendore del 1977, quando quella musica significava qualcosa di particolare e pericoloso per molti. Rubato il nome a un filmaccio di serie B, i quattro approntano un repertorio che migliora giorno dopo giorno, e debuttando con una manciata di singoli convincenti ma di difficile reperibilità. La fortuna vuole che uno di questi finisca tra le mani di Tim Warren, capo della crypt, che di punk e di talento selvaggio se ne intende, e che gli propone di registrare un album di inediti per la sua label. Forse nemmeno Tim pensava di ritrovarsi in catalogo uno tra i migliori dischi punk rock dei novanta, un concentrato di adrenalina e potenza che permette ai turks di devastare tutto con una manciata di pezzi veramente straordinari. Si inizia con "born tolouse-lautrec", una opener che chiarisce subito le idee all'ascoltatore e le ambizioni di 'destroy-oh-boy', rabbiosa, potente, giocata su ritmi alti anzi che dico alti, altissimi ma mai hardcore. Dopo un brano che ha già tutto quello che serve per diventare un classico (e lo diventerà...) il motore non si inceppa neppure per un'istante, con una serie di bombe alla nitroglicerina che si chiamano "tail crush", "tattoed apathetic boys", "we give a rat's ass", "long gone sister" o "sucker punch". L'amore per il punk viene fuori anche con la cover dei Wire "mr. suit", scheggia di genuino furore settantasettino, che si integra alla perfezione col materiale della band, un misto fuoribondo di rock, garage e punk. La critica impazzisce per i turks, le fanzine fanno a gara per averli in copertina e la band parte per incessanti tour che li porteranno anche in europa. Ma si capisce subito che 'Destroy-oh-boy' sarà un lavoro che difficilmente verrà replicato.
Passato circa un anno esce il loro secondo album, "information highway revisited", che gode di una produzione più pulita rispetto all'esordio ma continua sulla falsariga di quanto già si conosce, aumentano leggermente le influenze sixties con canzoni che non hanno nulla da invidiare alle illustri composizioni del passato e che mantengono ai massimi livelli l'entusiasmo della band e dei fan. Dopo non poche polemiche, ed alcune critiche il gruppo firma per la epitaph, i turchi se ne sbattono delle polemiche e continuano per la loro strada, pubblicano la raccolta "pissing out the poison" ed "scared straight" che suona come al solito. Questo è il momento di massima espansione, anche grazie alla epitaph che crede in loro e li supporta a dovere, e dopo diversi singoli arriva l'ora della seconda uscita sù epitaph, quel "at rops end" che per molti è il loro disco migliore (forse anche per me) e che rimane l'ultimo grande passo dei turks, destinati da qui in avanti ad un piccolo declino. Le ultime zampate dei nostri quattro saranno l'abbandono dell'etichetta di mr.Brett, quindi "nightmare scenario" col nuovo batterista Sam Brown, e quindi i due buoni lavori con la Gearhead, "the night before the day" e "swithblade tongue, butterknife brains", sebbene siano circolate voci su un eventuale scioglimento non escludo un ennesimo ritorno col botto.
Per finire che dire..., una band che non ha fatto la storia (e non la farà) della musica (anche se l'avrebbe meritato) ma che ci fà capire che anche tuttoggi il punk ha ancora qualcosa di bello da offrirci.
P.S. C'era già la recensione di questo disco, ma faceva schifo e non diceva niente su questa favolosa band...
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