Una band di esagitati; che spingevano e pestavano giù duro sugli strumenti. In particolare nella prima parte della loro carriera quando non conoscevano ostacoli nella furia interpretative delle loro brevi canzoni, registrate a dir poco male o con il culo se preferite. Dall'Ohio provenivano questi quattro dementi.

Un breve Ep di soli cinque brani che acquistai ad un loro concerto di tanti anni fa nel "solito" Bloom di Mezzago; ricordo che il bassista aveva dimenticato il suo strumento al di la dell'Atlantico ed era quindi costretto a farsene prestare uno ogni sera prima di salire sul palco. Questo comica citazione mi serve per far capire l'ignoranza ed il totale scazzo dei Turchi. Avevano soltanto voglia di portare in ogni dove il loro verbo musicale: Garage-Punk suonato con cruda veemenza a velocità siderale; da sballo.

Copertina "ubriaca" e retro ancor più divertente: i quattro ragazzi, con un livello alcolico di tutto rispetto, uniti uno all'altro in una sorta di trenino dell'amore. Undici minuti rabbiosi, che non danno tregua: devastazione totale, dirompente.

Un brevissimo intro di una manciata di secondi; poi iniziano i fuochi d'artificio.

La chitarra tritatutto di Jim, la batteria pestosa di Bill e la voce invasata di Eric: così si aprono i due minuti di "American Soul Spiders". Una furia esplosiva, un concentrato grezzo che non trova ostacoli nel suo impetuoso percorso; lasciando subito spazio all'appena più controllata, ma non troppo, "Grounded Ex-Patriot" dove sembrano voler per un solo attimo riprendere fiato per poi lanciarsi nel conclusivo trittico finale che è semplicemente puro delirio.

"Tall Order" (che non è nemmeno riportata nell'elenco delle canzoni!), la cover dei The Queers "This Place Sucks" (48 secondi la durata) e la conclusiva "Who's Afraid Of Virginia Woolf": un efficace concentrato di quanta cattivaria riuscivano a tirar fuori dai loro brani. Un incontro letale tra i Minor Threat e la violenza urbana e bastardamente Punk dei GBH.

Questo posto fa schifo, ma dategli una possibilità. Se lo meritano.

Mi autografarano il cd ed il batterista scrisse "I love the italian wine". Non solo tu mio caro Bill, ma anche i tuoi degni compari!!!

Ad Maiora.

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