Noste “Sabbia”

“Un nuovo cantautore, un album sorprendente”

Sabbia” è il primo album del cantautore bresciano “Noste”.

Musica, poesia e arrangiamenti di alto livello, che sinceramente non ti aspetti da un album “autoprodotto”.

Notizie sul cantautore? Poche... Classe 77, qualche concorso, una pagina face book non molto attiva, diversi video su youtube, ma nessuno professionale, una promozione misera per un disco di una bellezza spiazzante, tanto da chiedersi come sia possibile che un artista del genere non sia seguito da qualche major o almeno da un etichetta indipendente che meriti tale nome.

Premettendo che l’oggetto si presente molto bene con una copertina in cartoncino curata e un’ottima grafica, passo alla recensione dei brani.

Il disco inizia con “Mercy” una ballata acustica di pregevole qualità che denota un profondo rispetto per il genere femminile a cui appartengo, il brano potrebbe essere benissimo un inno alla non violenza sulle donne, a seguire, un brano strumentale di pochi secondi ma molto efficaci, “Otehi” è un sottofondo di slide acustico che sfuma spalancando le porte a “L’interrutore” (il mio brano preferito) un sound cupo e brillante allo stesso tempo con un “outro” da fuoriclasse. Il tema principale del disco è l’amore, un argomento che parrebbe scontato se non fosse per la capacità interpretativa di Noste capace di rendere speciale anche una rima quasi scontata.

La track 4 è “Una splendida notte” e ci catapulta in un nuovo ambiente più frizzante, il riff di chitarra gira e rigira in testa accompagnato da un ritmo che ricorda le sonorità di Paolo Nutini.

La “title-track” del disco è un brano che sorprende: “Sabbia” è un piccolo capolavoro di arrangiamenti e di poesia, un pianeta magico dal sapore orientale, un dolce flicorno, un’accompagnamento solenne di chitarra acustica, un’elettrica che accarezza l’anima, una voce che colpisce allo stomaco.

Una vita più in là” è la sesta traccia, una ninna nanna notturna e impreziosita da un violoncello malinconico. In questo brano si avverte la libertà dell’artista che si muove con disinvoltura in melodie armoniose e tonde, lontane dalla musica pop moderna.

Noste riesce a far coesistere mondi diversi nello stesso disco mantenendo uno stile molto personale, la scaletta sembra studiata alla perfezione per non annoiare l’ascoltatore e infatti arriva il turno de “Il Mangianotte” una canzone Pop con una struttura complessa e crescente che potrebbe ricordare gli Afterhours nella strofa, Zucchero nel ritornello e Vasco Rossi nell’assolo di chitarra elettrica, o forse più semplicemente la descrizione più calzante è :una bella canzone pop.

La scaletta non alza il ritmo a caso, “il Mangianotte” è seguita da un pezzo funky/Pop, “Già” ti fa muovere e sorridere prima della canzone di una malinconia assoluta, “Noi due” è una ballata, voce, chitarra, percussioni e pianoforte…struggente.

La traccia nr. 10 è quella che meno mi convince, nonostante sia un buon pezzo e ben suonato, “La barista” sembra far sbandare un po’ il sound del disco, il tema del brano somiglia un po’ all’ironica “Già”, ossia un’ossessione per un amore non ricambiato…un fuori pista comunque perdonabile.

Uhni wana” altro brano strumentale che fa da apertura ad una canzone straordinaria che chiude il disco: “Sempre” è una dichiarazione d’amore, una poesia semplice e profonda accompagnata da un’arrangiamento dove la chitarra acustica, risponde ad un hammond armonioso, andando a chiudere con un outro che sarebbe potuto durare anche qualche secondo in più vista la sua bellezza.

il disco non è distribuito se non da “Google Play” in formato digitale, io l’ho trovato su e-bay dopo averlo ascoltato su soundcloud.

Laura Campedelli

Carico i commenti...  con calma