Per la seconda volta sono deluso per la morbosa oziosità dei recensori metallosi di DeBaser che vanno a recensire dischi, per carità, ottimi e recensiti ottimamente, ma tralasciano inesorabilmente "I Dischi", quei capolavori che hanno fatto, fanno e faranno la storia del nostro genere preferito. Quindi, dopo aver saldato la “toppa Judas Priest” (e adesso cliff s’incazza nero eheheh) mi accingo a rattoppare quella Obituary, recensendo uno di quei capolavori troppo spesso sottovalutati e, sacrilegio, abbandonati nel dimenticatoio da troppa gentaglia che si definisce con entusiasmo “metallara” (ma fatemi il piacere). Non potete nemmeno immaginare quanto io mi senta onorato a recensire un disco del genere.
Indubbiamente uno dei quattro Masterpieces floridiani del Death Metal insieme a Morbid Angel, Death e Deicide, gli Obituary avevano lasciato a bocca aperta i Deathsters statunitensi con un esordio-killer sotto il nome di “Slowly We Rot”, disco che dava la marcia in più necessaria al genere per evolversi dal bozzolo in cui risiedeva per uscirne e diventare un magnifico pipistrello succhiasangue (la farfalla era assai poco poetica e molto meno brutale), mescolando magistralmente tecnica, rabbia e velocità. Nel 1991, dopo l’entrata in formazione di un “certo” James Murphy, reduce dalla “Deathata” di “Spiritual Healing”, i nostri ritentano il colpaccio pubblicando questo “Cause Of Death”, che evidentemente doveva piacere anche a Max dei Sepultura, dato che ne indossa la maglietta sulla foto del Back di “Arise”, dove trovate la Tracklist. Fondamentalmente, il disco è una riproposizione in chiave nuova e rinfrescata di quanto già sentito sul precedente, dandogli però nuovo lustro con un Songwriting sorprendente, che dimostra che oltre alla Guerra del Golfo in quegli anni in America stava succedendo anche qualcos’altro.
Il movimento Death Metal stava infatti prendendo forma, grazie anche ad opere epocali quali “Blessed Are The Sick”,”Human”e “Deicide”: a questi si aggiungeva prepotentemente “Cause Of Death” (e in ogni modo “Human” era il migliore eheheheh). Tremendamente marcio, malato, oscuro e stupendo: ”Cause Of Death” confermava ciò che gli addetti ai lavori avevano espresso riguardo alla Band, aspettando però la conferma del talento che animava i nostri. Il disco riceveva consensi sia dalla critica specializzata sia dagli Headbangers che con tutti quei bei gruppi erano sempre più affamati di Metal, e accoglievano il disco proprio come i metallari accoglierebbero in casa Chuck Schuldiner (R.I.P., You Rule Dude!). Come dargli torto? “Chopped In Half” in primis, forse il più bel pezzo in quanto il più espressivo e rappresentativo, divenne un vero e proprio inno Death Metal, ponendosi sullo stesso gradino dei vari “Lack Of Comprehension”, e presentando ai dottori americani, che già fiutavano la crisi, orde di metallari con le mascelle spalancate che gridavano: “Obituary!Obituary!”, e loro che puntualmente rispondevano: ”Cazzo vuoi qua l’obitorio nun ce stà”.
Growler cattivissimo, riffs di una velocità assurda, batterista impeccabile, chitarristi veloci e letali (Murphy: un nome, una garanzia) e, come purtroppo accade su questo genere, bassista plettrato e incapace che però svanisce di fronte alla magnificenza delle Song. Non ultimo, testi idioti che però, come detto da uno dei membri della Band, “rendono l’atmosfera più cupa e sulfurea senza incitare al satanismo” (eeeeeeeeh!!!). Le Song, appunto: è inutile elencarle. Sarebbe un’offesa e uno spreco di tempo. Questo disco è una vera e propria esperienza: una di quelle esperienze che, anziché essere raccontate come sto facendo io, andrebbero semplicemente vissute in prima persona. Che altro dire? Niente, lasciate semplicemente che il disco parli da solo. Per la seconda volta, il bersaglio è centrato in pieno e spaccato in due dalla potenza Obituary. Ma su questo, chi aveva ancora dubbi?
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