Cosa direste se vi proponessi un album formato da cinquanta tracce della durata media di un minuto? Pensereste che sia passato al punk-hardcore, oppure che l’artista abbia registrato il disco durante un ricovero in un ospedale psichiatrico? In entrambi i casi, ahimè, sareste fuori strada. Siamo infatti di fronte a un lavoro inclassificabile, che del punk possiede solo l’irriverenza e si distingue, invece, per la volontà di andare oltre, nel tentativo di mettere in discussione il concetto stesso di fruibilità della musica.

Autore di questo farneticamento è lo statunitense David P. Madson, conosciuto come Odd Nosdam. A molti questo nome non dirà quasi nulla, eppure il buon David è tra i fondatori della indie-label Anticon e componente dei cLOUDDEAD, progetto che nei primi anni Duemila si è distinto per le sonorità avanguardistiche, difficilmente etichettabili come hip-hop (gli altri membri del gruppo sono i rapper Why? e Doseone, due personaggi da tenere d’occhio).

Nel 1999, a un anno di distanza da Anecdoticselfportrait, Odd Nosdam pubblica la sua seconda cassetta autoprodotta, Plan9…Meat Your Hypnotis., ristampata su CD ed LP nel 2001. L’autoscatto che troviamo in copertina ritrae David con il suo immancabile berretto; in sottofondo intravediamo una stanza dall’arredamento inesistente, a eccezione di una luce accesa, un manifesto/poster con scritte illegibili e una bandiera a stelle e strisce appesa non si sa bene come (sembra appoggiata alle due pareti, in verticale rispetto alla stanza).

Che sia merito dell’incongruenza tra la foto ruotata e la bandiera stranamente “dritta”, del titolo nonsense o della bizzarra tracklist (i brani, oltre a essere brevissimi, sono tutti senza titolo), sta di fatto che fin dall’inizio percepiamo un’atmosfera irreale e onirica, quasi ci trovassimo di fronte alla parodia di un album musicale.

La boutade, inizialmente intuita, diviene evidente quando passiamo all’ascolto. L’effetto generale è quello di un hip-hop al cloroformio, lo-fi e psichedelico. Il campionatore di David “ruba” suoni dai generi più disparati (country, indie-rock, elettronica, vecchio swing, jazz, colonne sonore…), non disdegnando assurdi sample vocali che comprendono applausi, risate, parolacce e persino un elenco di nomi di persona in spagnolo. A tutto ciò si aggiunga che i campioni, batterie incluse, sono spesso rallentati fino a diventare irriconoscibili, oppure filtrati o suonati al contrario, con tanto di fruscii, sbalzi di volume e chi più ne ha più ne metta.

L’impressione generale è quella di un vero e proprio delirio, tuttavia sarebbe riduttivo considerare l’operazione di Odd Nosdam una semplice presa in giro, poiché il “piano” del producer di Cincinnati, per quanto estremo e assolutamente ingiudicabile, non è privo di un’apprezzabile concretezza, espressione di un approccio artistico per alcuni irritante, ma non sprovvisto di motivi d’interesse.

A questo punto potremmo procedere con un estenuante track-by-track o magari accennare a qualche beat preso qua e là: niente di più insensato. Ciò che colpisce di Plan9…Meat Your Hypnotis. è infatti la cornice che tiene insieme l’universo di Odd Nosdam, un mondo in cui convivono la critica alle major e la difesa dell’underground, l’ecologismo e la solitudine, l’amore per la musica e lo scavo post-moderno nelle sue macerie, senza dimenticare Michael Jackson, i valzer di Johann Strauss e la meditazione trascendentale.

Un mix folle e lisergico, per alcuni indigeribile, e che però non può lasciare indifferenti.

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