"Evocativo" è la parola chiave di questo affacinante lavoro del prolifico artista danese øjeRum (alias Paw Grabowski) prodotto dalla interessante etichetta indipendente francese Eilean Rec. Paesaggi sonori ci proiettano dolcemente, senza poter esercitare resistenza alcuna, in tortuosi anfratti marini abitati da antiche civilà sommerse, custodi di un tempo perso. Il ciclico susseguirsi di note è un loop suadente e regolare, ossessivo come il moto perpetuo delle onde. Come quest'ultime ad ogni risacca consegnano al bagnasciuga nuovi tesori, così nuove percezioni si rivelano alle nostre orecchie nel flusso continuo del suono.
Nuovo e vecchio, in un alveo che raccoglie riverberi e arpeggi, si confondono partorendo un prodotto omogeneo e sorprendente.
Il viaggio inizia con "Hud",una sorta di litania sonora che traccia la rotta verso territori asciutti, essenziali, privi di fronzoli e prosegue con "Glasfugl" (ricorda "Aqua Marine" di Santana). "Øje" è una struggente carezza di appena un minuto e trenta secondi che precede preziose gemme acustiche come"Mine Hænder I Intet" e "Blodet På Horisontens Læber". "Ljilja" è l'unico brano che presenta una voce (Ljiljana Babic) anche se in modalità spoken word. L' eponima, sognante "Væv" è la più lunga con i suoi sei minuti e trentasette, succeduta da "Tåge" registrata in lo-fi con un ronzio di fondo che ci ricorda le vecchie radio a valvole. Al loop ossessivo di "De Første Hænder Åbnede Sig Som Træer" segue la scarna, concisa "Giv Os Mørket Tilbage", prima di cedere il passo alla conclusiva "Afsavn" un carillon allestito per il refrain finale che va a morire nell'ultima nota, spenta dall' inesorabile legge del tempo.
Quel che resta è una nostalgia incolmabile che sarà placata e al contempo rinnovata al successivo ascolto, alla imminente marea, alle nuove onde che, nell' impeto di raggiungere le nostre sponde, hanno già in serbo la prossima sorpresa.
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