Ho atteso invano per una ventina di giorni una risposta da parte di Omar ad una serie di domande che ho inviato al suo indirizzo di posta elettronica, dopo aver assistito al bel concerto acustico lo scorso mese di Aprile nella suggestiva ed intima location della Cappella Mellerio nella mia Domodossola. Peccato perchè ero sinceramente convinto che ciò potesse avvenire, tenendo ben presente che Omar aveva dato la sua sicura disponibilità all'intervista on line.
Magari mi risponderà a breve, magari fra qualche tempo; c'è anche la possibilità che possa aver cestinato le mie cinque domande.
Nel frattempo ecco il resoconto del concerto e dell'incontro che ho avuto con lui prima e dopo la sua esibizione.
Ha impostato il concerto in modo originale: un viaggio attraverso tutta la carriera musicale fin qui svolta, con i suoi sentiti racconti, tra un brano e l'altro, dei fatti salienti che gli sono accaduti nello scorrere degli anni. La dimensione acustica dell'esibizione è stata resa ancora più gratificante dalla splendida location della Cappella Mellerio. Concerto per pochi intimi, non più di un centinaio di persone delle quali almeno la metà passate di li per puro caso, ma che mi ha regalato davvero tante emozioni visto la conoscenza di buona parte della carriera del cantautore bresciano prima nei Timoria e successivamente in una molto meno nota, per il pubblico, carriera solista.
Il tema del viaggio è stato nominato spesso durante la serata: nei dischi più famosi dei Timoria la partenza, il fuggire lontano sono tematiche che vengono a galla con continuità. Logico partire da quel "Viaggio Senza Vento", un concept album che racconta la fuga e la redenzione di Joe dalla sua vita quotidiana. Passando per i brani "Sudamerica" "Via Padana Superiore" nel successivo passo discografico; continuando con il viaggio del 2013 in Inghilterra e l'incontro con Noel Gallagher che tanto lo ha apprezzato. Senza dimenticare il 2004 ed il drammatico trasferimento in ambulanza che ha condotto Omar da Brescia a Bologna con quella folle corsa in autostrada. Un viaggio per salvargli la vita, a meno di un passo dalla morte.
Tornando al concerto sono rimasto impressionato dal suo modo di concedersi, al termine dell'esibizione, al poco pubblico rimasto in sala. Non si è tirato indietro ma ha accontentato tutti con autografi, foto, semplici parole ed in particolare sorrisi. Per quanto mi riguarda è stato piacevolissimo incontrare Omar prima del concerto e mostrargli quel plettro che mi aveva regalato nel lontanissimo 1994 ad un concerto dei Timoria a Verbania; plettro che conservo con una cura come una Sacra personale Sindone!! E mai potrò dimenticare quell'abbraccio finale, così spontaneo, sincero come due vecchi amici; del resto siamo due ragazzi del '67, un'annata come mi ha ricordato parecchio importante per il nostro Rock (Beatles, Love, Jimi Hendrix, Pink Floyd, Velvet Underground, Cream, Captain Beefheart ecc...ecc...). Un Signore nel vero senso del termine, ma questo lo sapevo già da tempo.
Abbiamo anche ricordato il comune amore musicale per gli Helmet di un certo Page Hamilton: sempre pensato benissimo dei bresciani, ostia.
Ha tenuto in serbo per il finale le due canzoni che preferisco di tutte quelle che ha scritto: le meravigliose "Senza Vento" e soprattutto "Sangue Impazzito". Il suono minimale della chitarra acustica ha reso ancor più brividosa la sua sentita partecipazione vocale; e non mi sono tirato indietro, avvicinandomi il più possibile ad Omar e cantando insieme a lui entrambi i brani.
Prima di salutarci ha accennato un qualcosa su di un progetto che ha in mente riguardo il venticinquennale di "Viaggio Senza Vento"; credo di poter immaginare, caro il mio coscritto, il regalo che hai in serbo per i tuoi fan di vecchia data.
Serata semplice e splendida; e pensare che fino all'ultimo ero indeciso se esserci o meno.
Ad Maiora.
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