Ascoltare questo album un po' vecchiotto mi porta inevitabilmente a pensare al vento caldo e secco del deserto americano, in quella stupenda ed evocativa terra di mezzo che è fatta dalla contrapposizione del nord del Messico e il sud degli Stati Uniti, oppure tra il nord della povertà e il sud dell'opulenza, oppure al contrario, fate voi.
Il vento porta con sé questi suoni ruvidi, raccolti per le stesse strade battute individualmente da Howe Gelb, da Lisa Germano e da Joey Burns e li trascina ora dolcemente ora con violenza, in luoghi diversissimi eppure così simili che l'amalgama che ne viene fuori è talmente incoerente e al tempo stesso coeso che ci si può permettere di ignorare che in certi punti sembra di ascoltare Kim Deal, in altri il desert rock più classico dei primi Calexico, "genere" che amiamo molto, in altri ancora timidi accenni di jazz, fino a hit come "Never See It Coming" (ma dove l'ho sentita?).
Le voci sono altamente evocative, sia Lisa Germano (ho già fatto il paragone con Kim Deal?) che Howe Gelb (ma canta pure Burns), gli strumenti e i suoni sono assolutamente trasportati dallo stesso vento mistico che accompagna l'album: il violino di Germano, le chitarre, la batteria... tutto fa pensare che questo sarebbe potuto essere l'inizio di qualcosa.
Invece dopo questo "soffio" di Slush i nostri sono tornati a percorrere rispettive strade, peccato. Vorrei scoprire molto più spesso album come questo.
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