Il 1973 fu per gli Osanna soprattutto l'anno dell'insuperabile "Palepoli" ma anche l'anno del disastro economico del Be-In, festval pop da loro organizzato a Napoli. Alcuni problemi di Elio D'Anna e Danilo Rustici con la casa discografica, la Fonit, contribuì ad un progressivo allontanamento fra i membri del quintetto napoletano e mise in risalto le divergenze umane ed artistiche maturate negli ultimi mesi.
Nel 1974 "Landscape of Life" sembra confermare l'incombente scissione del gruppo. L'album, infatti, si allontana nettamente dalla forma concept che aveva caratterizzato L'Uomo e Palepoli ed è pervaso da una certa "indecisione" di fondo che si palesa nella presenza di due soli brani in italiano e di ben cinque in inglese. Ad un orecchio attento, difficilmente sfuggono i richiami crimsoniani (In The Wake Of Poseidon) che si colgono soprattutto all'inizio del disco.
Detto questo, la bravura della band trova un'ennesima conferma; brani come "Il Castello dell'Es", "Fiume" o la title track possono essere tranquillamente annoverati tra i più riusciti del progressive italiano. L'album si apre con le sopracitate "Il Castello dell'Es" e "Landscape of Life", da ascoltare e riascoltare, seguite dalle meno incisive "Two Boys" e "Fog in my Mind". Si prosegue con le dolci melodie acustiche che da "Promised Land" sfociano poi nella bucolica "Fiume". "Somehow, Somewher, Sometime" è la degna chiusura strumentale ad un disco che si dimostra assolutamente piacevole all'ascolto anche per chi non ama il RPI.
Evidentemente dopo l'exploit di "Palepoli" superarsi sarebbe stata un'impresa titanica, Landscape of Life rimane comunque un album più che valido. Se l'aspetto strutturale dell'opera fosse stato più curato probabilmente potremmo parlare di un'opera all'altezza delle precedenti ma ciò lo si può facilmente imputare ai dai dissidi interni che ormai minavano il gruppo.
Dopo la pubblicazione il gruppo si scioglie per ricostituirsi nel 1977 senza Elio D'Anna, sostituito dal tastierista Fabrizio D'Angelo, e con Enzo Petrone al basso.
P.S. La slendida copertina, che rappresenta una balena in decomposizione, è opera del batterista Massimo Guarino ed è considerata una delle più belle del progressive italiano.
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