Dopo quattro dischi (due capolavori L'uomo e Palepoli, e comunque notevoli Preludio, tema, variazioni, canzona e Landscape of life) incisi per la Fonit Cetra, gli Osanna del 1978 devono fare a meno di uno dei loro leader, Elio D'Anna, e soprattutto trovare una nuova etichetta pronta ad accogliere un loro nuovo progetto.

Sarà la CBS ad accogliere il quinto e ultimo album della prima fase della carriera del gruppo partenopeo.

Lino Vairetti (che tra l'altro ho incontrato al Teatro Trianon il 14 gennaio al concerto di Eugenio Finardi, e mi ha concesso pure la foto!) rimane il leader vocale, ma al sassofono questa volta c'è Benni Caiazzo.

Suddance ha certamente un doppio significato, cioè "improvviso", allusione forse al fatto che il disco non era sicuro vista la crisi interna al complesso, ma anche "danza del Sud", con evidente riferimento alla napoletanità del gruppo.

È in effetti, già a partire dalla prima delle sette tracce, Ce vulesse, sembra di ascoltare il Pino Daniele del biennio 1977-1979, sia per la voce sia per le tematiche. La musica è ottima, per quanto a tratti malinconica e velata di sarcasmo. Stesso discorso per la successiva A'zingara, dove è quasi impossibile non pensare a Chillo è nu buono guaglione. Se, come si suol dire, la prima volta può essere un caso e la seconda un sospetto, la terza è una prova. Ovvero gli Osanna, dall'inizio della loro carriera non avevano mai espresso così tanto il loro essere napoletani, toccando i temi ormai fin troppo noti della questione meridionale sviluppati dal primo Pino Daniele ma ancor di più da Mimmo Cavallo pochi anni più tardi. La canzone O'napulitano parla di colui che ama visceralmente la propria città e non accetterebbe mai di andare al Nord per lavorare. Ottimo testo per un brano che poi rasenta la jam session fino a durare 9 minuti e 40 secondi.

La title-track, Suddance, e uno strumentale dove la chitarra di Danilo Rustici fa bellissimi fraseggi che ben rendono l'orgoglio napoletano e sudista. Danilo era (è scomparso nel 2021) il fratello di Corrado, già membro dei Cervello, collaboratore al precedente Landscape of life e poi fedele chitarra di Zucchero; andatevi ad ascoltare il suo assolo in Solo una sana...

Tornando a Suddance album, eccoci giunti alla migliore del disco, Chiuso qui, un grido disperato di fronte alla pazzia e all'ingiustizia dei manicomi. Neanche il tempo di cantare, che il 13 maggio viene approvata la Legge Basaglia, incredibile l'aderenza all'attualità!

I 51 secondi di Saraceno ci fanno giusto assaporare la Napoli dei secoli scorsi prima del gran finale, cantato in inglese, lingua non nuova agli Osanna in quel momento. Naples in the world è commovente, grintosa ed è la degna fine della prima parte di carriera di uno dei migliori gruppi progressive in circolazione in Italia, che in alcuni brani, nonostante la loro mediterraneità, davvero niente aveva da invidiare ai "barbari" inglesi. Il mio voto è una "manita" convinta, e per me la meritano pure il primo e il terzo loro album.

Per vedere gli Osanna di nuovo sul mercato discografico bisognerà attendere il Nuovo Millennio.

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