Fuori dal mondo. Totalmente fuori dal mondo. Totalmente fuori da quanto di più totalmente fuori dal mondo si possa trovare al mondo la merda di Otto Von Schirach, che con "Boombonic Plague", fuori per Schematic nel 2002 a seguito dei due monumentali "8000 B.C" ed "Escalo Frio" non ci fa ricredere sul fatto di trovarsi dinanzi un personaggio che definire geniale si rivela assai riduttivo. Questo ep mantiene dunque le premesse, rivelandosi inoltre un ottimo biglietto da visita per quella che sarà l'imminente serie "Chopped Zombie Fungus", di cui il seguente 12'' rappresenta il primo tassello, e composta da altri due capitoli che seguiranno le medesime coordinate di sperimentazione demenzial-digitale.

Un ep che non poteva partire meglio, difatti la prima traccia, "The Boombonic Plague", è assolutamente clamorosa: un beat spesso e sincopato, di matrice hip hop - ma che velocizzato com'è assume sembianze tipicamente electro - viene contornato da tutta una serie di ritmiche intricatissime, mitragliate glitch e algebrici poliritmi basati su di un assemblaggio di suoni mai uditi prima, uno stupro delle macchine che a differenza di quanto sentito sui due primi album porta adesso a schemi più lineari e regolari; synth malati tra Kraftwerk e Walt Disney, frequenze basse fino al midollo (che richiamano più volte alla dal nostro tanto amata miami bass) e voci rese del tutto irriconoscibili dal massacro DSP completano il quadro di quello che è a conti fatti si rivela un pezzo semplicemente mostruoso.

Su "Sliced Mucus Farts" una saldatura di rumori schizoidi apparentemente senza alcun senso, ondate di elettronica futurista e scorregge androidi introducono un beat non meno decerebrato, stavolta volto a richiamare gli scenari free di "8000 B.C"; oltre a porsi molto in alto in un'ipotetica top dei capolavori made in Otto Von Abstract questo pezzo si rivela inoltre uno sfoggio di tecnica e precisione senza eguali. Laser spaziali e sonorità arcade accompagnano il beat grezzo e distorto di "Invincible Meat Boy", dove spiccano deviati riff cartoon, disturbanti assoli di microchip e tempi dispari di grande impatto; è un pezzo delirante, e laddove i pezzi del lato A suonavano ancora reminescenti dell'OVS più astratto, sul lato B si percorrono strade non lontane da quanto lo stesso farà in futuro su etichette del calibro di Ipepac e Cock Rock Disco, non certo note per seriosità e compostezza. Sulla grottesca "San Lazaro" una crisi sonico-epilettica senza nè metriche nè strutture viene pervasa da una sagoma decomposta di suoni instabili e innovativi praticamente ovunque, tra i quali appare persino una sottospecie di pseudo-sitar a suonare riff pseudo-sacro-religiosi in realtà mai così folli e nonsense.

Probabilmente non il migliore della serie, ma indiscutibilmente un EP perfetto da ogni prospettiva.

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