Abbiamo gia parlato dell'ormai rarissima serie "Chopped Zombie Fungus", la ricercata trilogia in t r e volumi che intorno ai primi duemila portò prestigio al nome della radicale Schematic, terreno fertile per l'altrettanto radicale Otto Von Schirach, a dir poco ispirato in questo progetto. La compilation "Chopped Zombie Fungus", ancora reperibile, non solo viene in aiuto di quanti scoraggiati dall'impietoso 'out of stock' che alberga in tutti i distributori di Schematic, ma si puo dire rappresenti il punto esclamativo sulla suddetta serie, presentandosi come una sorta di ulteriore, quarto e ultimo, tassello (dopodichè Otto cambierà nettamente rotta, varcando le soglie del breakcore, della miami bass, del trash-gabber, del death metal e chi ne ha più ne metta).

Quale dunque il motivo di recensire una compilation contenente tre ep già ampiamente trattati? La risposta è presto detta: quattordici minuti di materiale inedito, tre incredibili bonus tracks e, in primis, uno dei massimi apici del testamento vonschirachiano, ossia l'ultima traccia (senza titolo, come le altre due), dove in dieci minuti Otto riduce a puro esercizio le precedenti diciassette tracce (tracce tutt'altro che sorvolabili tralaltro). La parola d'ordine è sempre la solita, qui come altrove: sperimentazione. Otto sembra ispirarsi al surrealismo di Nurse With Wound (artista da lui molto stimato) e al disorientamento DSP degli Autechre, non lesinando l'immancabile tocco personale di follia e demenza; dieci minuti di insane poliritmiche IDM contornate da intricatissimi incastri e sub-incastri negli incastri a loro volta fluttuanti in puzzle rumoristici e labirinti di masse sonore non identificabili, col suono al centro del tutto; è incredibile pensare alla vita propria e l'evoluzione naturale - quasi umana pur nel suo digitalismo estremo - di questa piece, quasi una risposta al progressive dei King Crimson (ma, come ho già detto altrove - generando perplessità facilmente smontabili dall'ascolto dello stesso - , il suo sembra essere un progressive per ritardati mentali, liberato dagli orpelli, dalle trame magiche e dai languidi chitarrismi); qui si racconta di cervelli spappolati, docce di piscio, drink al mestruo e cene a base di quintali di merda, magari con un purè alla diarrea; lo schifo che Otto ci propone sembra non avere limiti, ogni secondo di questo pezzo (cosi come di gran parte degli altri) vuole tirare fuori tutto il meglio dal peggio che l'elettronica possa offrire; del resto basterebbe qualche nota cambiata, qualche  accordo minore, sostituire quelle melodie cartoon per ottenni mono-neuroni con degli acquarelli astratti, complessi, algoritmici, robe da reaktor o max che fanno tanto sound art.. magari basterebbe qualche vocal da pagliaccio in meno o qualche suono più sobrio e quello che avremmo sarà nè più nè meno che un capolavoro di sperimentazione popular da celebrare nei settori più autorevoli, quelli che la gente vota su Brainwashed in pratica.

Ad Otto comunque non frega un cazzo di tutto ciò, di esporre chissà quali teorie rivoluzionarie e chissà quali concept impegnati, e a noi piace così: l'obiettivo è il cazzeggio al cubo e questo brano centra il bersaglio; si ci imbatte infatti in una sorta di circo sonoro, un cabaret in musica paragonabile solo ai migliori Zappa e Residents, dove satira e frecciate al sistema americano si susseguono forse con meno arguzia di quest'ultimi, ma sicuramente con più mezzi: i mezzi della più avanzata tecnologia digitale, di cui Otto è a mio avviso tra i massimi attuali esponenti, insieme a luminari quali Autechre, Richard Devine, Datach'i, Venetian Snares, Matmos e compagnia, soltanto per comodità appellato come IDM o breakcore, in realtà sempre e constantemente incatalogabile, sempre alla ricerca del suono mai udito prima, della stesura impossibile, dell'innesto di nuove idee e della riscrittura mai banale di terze (Residents, Mr Bungle, Zappa).

Le altre due 'untitled' sono la ciliegina sulla torta, la prima è una sorta di hip hop malato dove dietro a riff stupidissimi e beats miami bass il nostro delira random vomitando fuck e tits e pussy e piss a destra e manca, proprio come un bambino che le impara per la prima volta, la seconda talmente spettacolare quanto breve, 34 secondi di ping pong tra un frammento pseudo-industrial-pseudo-miamibass e un altro di puro cannibalismo vocale, sulla scia degli esperimenti di Patton (con in testa il leggendario "Adult Themes For Voice"), ma con un alleato in più non trascurabile, la tecnologia, di nuovo lei.

Si tratta di una compilation che fornisce una panoramica valida al Von Schirach post 2001, ovvero la via di mezzo tra il suo primo periodo astratto, e il secondo demenziale. Per approfondire le altre tracce vi riporto ai rispettivi EP.

Boombonic_Plague

Pelican_Moondance

Earjuice_Synthesis

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