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10°: LA CITTA' CHE IO VORREI
A tutti voi io dico, l'esordio di Ivan non merita certo di stare così in basso nella classifica, non merita neanche di stare poco sopra ai lavori meno riusciti di Graziani. Il primo album di Ivan è questo concept sulla vita di città, con i suoi chiaroscuri e i suoi personaggi da scoprire; tutto l'album è permeato di queste storie, filtrandole attraverso un folk che passa dall'acustico all'orchestrale ma con qualche piccola deviazione interessante nel mezzo (L'ubriaco, tra il garage e il rock e la coda boogie di A volte in primavera). Scegliere un pezzo-manifesto dell'album è difficile, dato che tutti i brani hanno i loro motivi d'esistere e di essere ascoltati, però è d'obbligo citare almeno la rustica Il campo della fiera (che verrà ripresa in Ballata per 4 stagioni, rendendola meno "grezza") e il ritratto di donna di Luisa. La città che io vorrei è un album che trasuda nel concept un'innocenza che difficilmente si ritroverà nel percorso di Ivan, combinata però a delle
composizioni ancora acerbe

La gemma: Luisa (Situazione)
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Parlare di Ivan Graziani per un abruzzese (presente!) può essere semplice e difficile allo stesso tempo: difficile perché si potrebbe cadere nel"conflitto di interesse", nel campanilismo(vade retro); semplice perché, beh, la musica di Ivan è talmente bella e ammaliante che ascoltarla e parlarne è solo un piacere. Ne parlerei pe… di più