Ad uscire per prima è sua figlia che accetta il proprio destino, chiedendo al padre solo di poter vagare tra i monti (a piangere la propria verginità) per due mesi, prima del sacrificio.

.: Ubaldo Oppi “La figlia di Jefte”, 1926 :.
L'autore a Vienna frequentò la Scuola del nudo all’Accademia, e, dopo un primo approccio alle avanguardie, sarà tra i sette fondatori del gruppo Novecento e tra i maggiori esponenti del "Realismo magico".
I suoi soggetti sono corpi classici inseriti nella natura che si rinnovano nella spiccata sensualità.
Quest'opera dell'Oppi vede la figlia di Jefte prima del sacrificio.
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