Visto che mi sono riascoltato tutta la discografia di Silvestri in attesa del nuovo album, perché non fare una cosa ai vecchi tempi e fare la classifica del menga spezzata in vari ascolti? Giusto per divertimento e perché non c'ho il tempo di scrivere in maniera approfondita sul nuovo disco. Via i preamboli, si cominci la classifica:
10°, Il latitante
Niente è cambiato, rimane il suo disco più debole, per un semplice fatto: è il suo disco più dimenticabile. Ha qualche pezzo che funziona, anzi, molti pezzi funzionano: Mi persi è un ottimo inizio tra un passo jazzato e un testo "esistenzialista", La paranza nella sua facilità è interessante per il suo testo pregno di significato a più livelli, Sulle rive dell'Arrone è il brano più maturo di Silvestri fino a quel momento, Gino e l'alfetta è anch'esso facilone ma per nulla scontato, A me ricordi il mare è a suo modo particolare come brano estivo. Questi brani sono chicchi d'oro che risplendono nel fondo di un disco che è in realtà un fiume nero come la pece, che non è né petronio né liquame, non è prezioso e non rimane addosso, è solo acqua sporca. Ci sono brani simpatici e ben realizzati come Faccia di velluto, Il suo nome, Prima era prima, ma non hanno forza, aggiungono alla tracklist ma non all'ascolto. E poi, c'è Che bella faccia, che trascende l'essere dimenticabile e diventa quasi irritante ad ogni riascolto del disco, una presa per il culo a Berlusconi (non-pace all'anima sua) che non ha mordente e si riduce ad una filastrocca senza capo né coda. Il latitante è ben arrangiato come tutti gli album di Silvestri, ma è quello dove le idee sono poche e la maggior parte di queste non sono nemmeno sviluppate al massimo del loro potenziale. Considerando che sono trascorsi 5 anni tra questo e il precedente, lascia l'amaro in bocca sapere che tutte quelle energie sono state spese per qualcosa di sorprendentemente sottotono.
Il voto pignolo: 4 ½
Il brano da ricordare: Daniele Silvestri - Mi Persi
10°, Il latitante
Niente è cambiato, rimane il suo disco più debole, per un semplice fatto: è il suo disco più dimenticabile. Ha qualche pezzo che funziona, anzi, molti pezzi funzionano: Mi persi è un ottimo inizio tra un passo jazzato e un testo "esistenzialista", La paranza nella sua facilità è interessante per il suo testo pregno di significato a più livelli, Sulle rive dell'Arrone è il brano più maturo di Silvestri fino a quel momento, Gino e l'alfetta è anch'esso facilone ma per nulla scontato, A me ricordi il mare è a suo modo particolare come brano estivo. Questi brani sono chicchi d'oro che risplendono nel fondo di un disco che è in realtà un fiume nero come la pece, che non è né petronio né liquame, non è prezioso e non rimane addosso, è solo acqua sporca. Ci sono brani simpatici e ben realizzati come Faccia di velluto, Il suo nome, Prima era prima, ma non hanno forza, aggiungono alla tracklist ma non all'ascolto. E poi, c'è Che bella faccia, che trascende l'essere dimenticabile e diventa quasi irritante ad ogni riascolto del disco, una presa per il culo a Berlusconi (non-pace all'anima sua) che non ha mordente e si riduce ad una filastrocca senza capo né coda. Il latitante è ben arrangiato come tutti gli album di Silvestri, ma è quello dove le idee sono poche e la maggior parte di queste non sono nemmeno sviluppate al massimo del loro potenziale. Considerando che sono trascorsi 5 anni tra questo e il precedente, lascia l'amaro in bocca sapere che tutte quelle energie sono state spese per qualcosa di sorprendentemente sottotono.
Il voto pignolo: 4 ½
Il brano da ricordare: Daniele Silvestri - Mi Persi
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