Uno dei dischi più dotati di appeal e bravura degli ultimi anni. Non credo infatti che in molti, fra coloro che l'hanno scorto in qualche negozio italico, abbiano saputo resistere alla dicitura "PunkRockOpera tragicomica in due atti", sotto al titolo. E, soprattutto immagino come la copertina, raffigurante una parodia di "Sgt. Pepper's...", abbia colpito al cuore, in senso positivo, gli amanti dei Beatles e del rock in generale. Perlomeno la mia reazione è stata questa: acquisto immediato seguito da frettoloso ritorno a casa seguito da esultanza.

Sì, esultanza. Perchè a dispetto di una grafica ricercata ma qualitativamente povera (è un disco autoprodotto), i Pay dimostrano una vena compositiva degna di molte punk band fondatrici del genere, e nettamente superiore all'immondo prodotto dei vari Green Day, Millencolin ecc...

Proprio la partenza dal tema convenzionale dell'ascesa e caduta di un tiranno, tra l'altro ripreso dalla storia originale "Federico Tre e il Destino Infausto", ho compreso l'effettivo talento dei Pay. Autodefinitisi "PunkRocker'sOrchestra" i nostri armeggiano con armoniche, voci fuori campo, cori.

Già la partecipazione di Roberto "Freak" Antoni e Alberto Camerini nella massa di cazzari dell'Orchestra induce a sperare in qualcosa di buono, speranza che dopo l'ascolto di "Che Strazio" e "I Cattivi Non Muoiono Mai" si trasforma in applusi scroscianti per il cantante degli Skiantos (oh no, ora mi è venuta voglia di ascoltarli ancora una volta! Liberatemi dal germe punk!).
Le melodie si sprecano, accompagnate talvolta da accenni di durezza abbastanza contenuti, e i cantanti (almeno 3, o erano 4?) si danno ogni volta il cambio; l'ascolto è piacevole e piano, sebbene si tratti di un disco punk.
E' praticamente impossibile trovare delle punte di diamante nella tracklist, eccetto le già nominate canzoni di Antoni. E, se si somma a ciò il fatto che il disco è ben riuscito, con un minimo di materia grigia si può dedurre che tutte le canzoni sono di buon livelllo.

Per concludere, il disco è consigliato a chiunque voglia trascorrere un pomeriggio tranquillo in cameretta, condendo gli intervalli tra una canna e l'altra con le soffici emozioni che "Federico Tre..." trasmette: solo una goccia di rabbia, un pò di cazzeggio, un pò di allegria e, a mio parere, una latente nostalgia. Molti di voi mi diranno che il disco non è affatto soffice ecc, ma sono convinto che leggendo tra le righe del punk sound si possa trovare quella leggerezza che ho trovato anch'io.

In definitiva, è un bell'album.

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