Ihsahn è veramente uno dei più grandi geni della musica estrema, uno dei compositori ed esecutori più abili e versatili che ci siano sulla piazza. Mentre era ancora alla guida degli ormai sciolti Emperor l'artista norvegese insieme alla moglie Ihriel e al fratello di lei, Lord PZ, dà vita ad un Side-Project dal nome Peccatum. Lo stile è interessante, un Avantgarde Metal che vede le sue basi nel Black e nella musica classica passando per influenze Progressive e a sprazzi Jazz.
L'album non è certamente di facile assimilazione, i brani al suo interno non sono omogenei e si passa da vere sfuriate Black a parti catalogabili come operistiche. Inizialmente queste differenze tra un pezzo e l'altro possono spiazzare l'ascoltatore, ma sono assolutamente indispensabili per donare all'album quell'originalità e quell'alone di mistero che lo avvolge. Come sempre le parti strumentali rasentano la perfezione, sia per quanto riguarda i riff, sia per gli assoli. Gli strumenti ritmici non sbagliano un colpo, ma in questo album non bisogna soffermarsi solo sugli strumenti classici del Metal. Ci troviamo di fronte a pezzi di pianoforte, di violino, arpa e violoncello suonati tutti in funzione di un'atmosfera cupa ed opprimente, i suoni degli strumenti più moderni si fondono con quelli degli strumenti classici lasciando chi ascolta il disco in un limbo tra passato e futuro, tra il metal più estremo e la più antica musica classica. Anche le parti vocali sono molto particolari, tutti i componenti della band utilizzano il microfono e le loro voci si intrecciano e si sovrappongono, lo Scream di Ihsahn, la voce di impostazione classica della moglie e la particolare voce in clean di Lord PZ (Simile in alcuni punti alla voce pulita di Vintersorg a mio parere). Tutte queste tonalità messe insieme creano un effetto veramente strano e particolare, forse la difficoltà di ascolto dell'album è data proprio da questo uso caratteristico delle voci che per alcuni può risultare emozionante ed epico, per altri può sembrare un accostamento azzardato.
Andando ad analizzare i brani, si tratta di episodi sicuramente validi a partire dalla classicissima intro sino all'altrettanto classica chiusura, ma molto particolari e differenti tra di loro, ognuno di questi mi ha lasciato con una strana sensazione addosso, un certo senso di spiazzamento davanti a tutte queste trovate da parte del gruppo. Se devo scegliere una canzone che mi ha particolarmente colpito indico senza dubbio "The Song Wich No Name Carry", uno dei brani più oscuri ed inquietanti che abbia mai ascoltato, dove le chitarre e le tastiere riescono a ricreare il buio e la paura in un modo impeccabile mentre lo Scream straziante di Ihsahn è un vero urlo di disperazione (Altro che Cradle Of Filth). E' un album che va ascoltato attentamente per essere compreso. Non dico compreso sino in fondo perchè forse è proprio quella misteriosità a renderlo così accattivante.
Davvero un buon lavoro, per chi ha voglia di sperimentazioni e di intaprendere un nuovo viaggio all'interno della musica questo è l'album giusto.
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