Allora languivano, le rasserenate stanze, d'un vago mormorio.
Tra sé e sé scanzonata, la primavera inaspettata intiepidiva al leggero tramestio dell'usata orchestrina.
Come un fiume carsico la perduta malinconia, qua e là riaffiorante, tra giocosi glicini ed ortiche: dei segni di vita.
Mai come adesso, mai più, l'intesa nella giostra pinguina pareva divertita e melodiosa, allientando tanti e troppi pomeriggi.
Non presagiva (come avrebbe potuto?) alcunché.
Giocava e mormorava, cuore di vetro e spensierato volo.
La vita non fa in tempo a trovar requie, che già non è più.
Ma le sue tracce no, quelle restano incise.
Spuntasti ieri, bocca di leone.
Potremo attingere per sempre al tuo inesausto sogno, segno udibile d'una vita che fu.
Inesausta felicità.
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