So bene che, per questo mio rientro su Debaser, la scelta di recensire un vecchio film documentario dedicato ai Rolling Stones può apparire come la proposta di recarsi in visita da un vecchio noioso parente di cui ritieni di sapere tutto. Poi, a mente più fredda, ti rendi conto che non è proprio così perché qualche particolare inedito del suo passato può emergere e sorprenderti positivamente.

Si prenda ad esempio questo "Charlie is my darling" diretto da Peter Whitehead e fugacemente uscito nell'ottobre 1966. L'opera, dopo essere stata sepolta in qualche cassetto a motivo di vari problemi legali, è poi riemersa in formato DVD nel 2012. E c'è da dire che stranamente (dato che si tratta dei vecchi Rolling) non ha suscitato grande interesse. Forse l'argomento è ormai tanto polveroso da essere indicato solo per i patiti del genere rock? Forse oggi i Rolling Stones sono giusto adatti per l'imbalsamazione, manco fossero antichi quanto un qualsiasi Frank Sinatra (quest'ultimo pur sempre "The voice")?

Tralasciando gli odierni guai artritici dei superstiti Stones, direi che vedere il film suddetto realizzato in un fulgido bianco e nero costituisca pur sempre un documento storico prezioso, giusto per ricordarsi e rivedere i cinque giovinotti (all'epoca poco più che ventenni) in forma smagliante nel processo di ascesa alla gloria del rock. Precisamente la band è filmata in occasione di una breve serie di concerti tenuti nel settembre 1965 a Dublino e Belfast, Irlanda. E qui va debitamente evidenziato il fatto poiché, per quanto già autori di un brano fondamentale come "Satisfaction", andare ad esibirsi in Irlanda non doveva proprio essere una passeggiata per cinque ragazzi britannici e londinesi se solo si pensa alle storiche rivalità fra Inghilterra e Irlanda (i motivi sono tanto noti da non aver bisogno di esser qui ricordati). Eppure, e questo è uno degli aspetti più significativi dell'intenso documentario di soli 64 minuti, la musica e il messaggio veicolato dagli Stones erano chiaramente universali e tali da scavalcare ogni diffidenza storica, tanto da essere recepiti dai giovani irlandesi (anche loro insoddisfatti come i coetanei inglesi e non solo di quell'epoca).

Anche qui si assiste ad un fenomeno incredibile e quasi magico di simbiosi fra la band e il pubblico (già registrato durante i concerti dei Beatles), come se una corrente di energia elettrica coinvolgesse musicisti e spettatori. Difficile spiegare altrimenti quelle scene d'isteria, soprattutto da parte delle ragazze presenti, che hanno tutta l'aria di essere assimilabili ad eccitazioni sessuali (capitava pure che i sedili delle poltrone risultassero poi bagnati..). E, come ben filmato in "Charlie is my darling", i concerti dei Rolling non potevano terminare a causa dell'invasione del palcoscenico da parte di spettatrici e spettatori esagitati da una specie di raptus erotico che li induceva a cercare di toccare e palpare i musicisti. Il tutto poteva essere parzialmente divertente, ma sicuramente fonte di problemi seri di ordine pubblico per i poliziotti irlandesi in questo caso (e anche per qualsiasi agente di pubblica sicurezza in qualsiasi altra nazione in cui gli Stones suonavano).

Ovviamente, i Rolling riscuotevano un tale successo a motivo di un loro innegabile talento, dimostrato sia da una solida presa scenica (Jagger è già un istrione geniale nel suo volteggiare scatenato sul palco), sia da una perizia musicale da parte degli altri quattro che sanno maneggiare il rock blues. Impagabili, poi, quando dietro le quinte si esercitano eseguendo brani standard di Elvis Presley, Fats Domino, i Beatles stessi e dimostrando quindi una preparazione di gran livello. Già rockers in regola in tutto e per tutto, non senza ulteriori aspirazioni artistiche come affermato in brevi interviste (Charlie Watts disegnatore provetto e Brian Jones con velleità cinematografiche che ahimè non riuscirà poi ad esprimere, data la sua successiva morte in circostanze misteriose).

Quanto sopra conferma come, nel fulgore del successo e della giovinezza, i Rolling Stones (e con loro altri giovani musicisti contemporanei) fossero nella condizione di cogliere in pieno tutte le opportunità che la vita (equiparabile ad uno scrigno ricco di sostanze preziose) stava loro offrendo in quel magico frangente storico. Inutile dire, a distanza di decenni, come siano pienamente riusciti in quell'impresa. E se oggi assistere ad un concerto degli Stones può sembrare un rito fine a sé stesso, un po' triste a veder bene la tenuta fisica dei superstiti Stones, allora è consigliabile ripescare un film come "Charlie is my darling". Perché solo così si comprende cosa significhi l'energia animalesca sprigionata dal rock.

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