La genetica ci insegna che la mescolanza di sangue rende quest'ultimo più forte e completo: la stessa affermazione si può tranquillamente applicare agli eredi a tutti gli effetti degli ormai defunti (ma indimenticabili, a mio parere ovviamente) Pungent Stench, cioè i francesi Phazm, giunti con "Cornerstone of the Macabre" alla terzo full lenght della loro ancor breve carriera.

Humor nero, deviato e putrescente, atmosfere horror western e perversioni death metal, bluegrass balland e vodoo blues, stilettate thrash direttamente dagli anni '80 e black'n'roll: dalla fusione di questi si ottiene la ricetta vincente di questi folli ed assai coraggiosi transalpini che, forse per una forma ambigua di autodifesa, si sono volontariamente etichettati come band dedita al death'n'roll, ma se credete di trovare in questo disco una pur flebile connessione con i padri putativi del genere, gli Entombed, beh, vi troverete assai delusi o se preferite positivamente sconcertati e piacevolmente colpiti.

Un caleidoscopio di caldi umori acidi e macabri pervade l'intero lavoro, donando ad ogni singola song presente un suo viscerale ed unico mood: non c'è una formula prestabilita secondo cui muovere le fila del songwriting, non sono presenti brani fotocopia od inutili riempitivi ed anche gli episodi più bizzarri (e vi assicuro che il bizarre e il naif qui la fanno da padroni) sanno comunque rimanere in un contesto pregno di sfumature death metal (soprattutto nel cantato, un growl mai esasperato, a metà strada con il classico latrato maligno tipico del black) senza per questo risultare avulse o forzatamente aliene a danno di una naturalezza che invece stupisce minuto dopo minuto, ascolto dopo ascolto: non solo questi Phazm sono marci fino al midollo, ma lo sanno essere con un'eleganza e una consapevolezza disarmante.

Il tutto è reso ancora più coeso e friendly flowin' grazie ad una davvero invidiabile tecnica strumentale, peraltro mai gratuitamente esibita, ma dosata al punto giusto per rendere gli innumnerevoli cambi di atmosfera e riff (nonché i pregevolissimi solos tutto blues e wha wha) facilmente assimilabili e comunque quasi come una conseguenza naturale dello spartito compositivo.

"Cornerstone of the Macabre" è un piccolo gioiello composto da 11 pietre preziose che meriterebbero di essere analizzate traccia per traccia, dal trascinante uptempo dell'ironica opener "Love me to rotten", fino alla più tradizionale (per modo di dire) e conclusiva death song "Adrift", passando per la folle e doomish "Welcome to my Funeral" (con tanto di armonica a bocca da far invidia al Charles Bronson di "C'era una volta il west", nonché ai Fields of the Nephilim di "Dawnrazor", malignamente e magistralmente inserita nella parte più evocativa del brano), attraverso episodi davvero disturbati e disturbanti come la country "Mucho Mojo" (non ci sono parole, bisogna ascoltarla) e la depressa bluegrass "Strange Song", per poi deflagrare in una versione "tutta muscoli e accordature al di sotto del lecito" del classico "Damage Inc." dei Matallica. 

Insomma, dai ZZ Top ai Morbid Angel, dai Motorhead a Chris Isaak, ce n'è per tutti i gusti, basta avere la mentalità aperta, perché qui la linearità e il cliche non sono di casa.

Buon ascolto.   

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