Arriverà il giorno in cui chiuderò gli occhi, tirerò un bel sospiro e finalmente rasserenerò il mio cuore. Un giorno in cui sarò così contento di me da non desiderare più altro.
Quando questo giorno arriverà, vi prego: abbattetemi.
Per un gruppo come i Phish il rischio di cadere in un autocompiacimento fine a se stesso è sempre dietro l'angolo (e per il mio modesto parere ci sono cascati dentro diverse volte).
La musica dei Phish è senza sbavature e suonata magistralmente: che due palle, direte.
In genere, è quello che dico anche io: ma andiamo per gradi.
I Phish a fine anni ottanta inizio novanta non si capisce bene se siano un'evoluzione easy listening di Frank Zappa o una versione ultra tecnica dei Flaming Lips che verranno: suonano, giustamente, un po' di tutto e diventano famosi per i loro meravigliosi (a quanto pare) e lunghissimi concerti.
Grandi jam strumentali e, negli anni, l'odiosissima abitudine di riproporre per intero dischi non loro (che se c'è una cosa che non sopporto è proprio questa).
Dopo un primo disco (che non si capisce se sia proprio il primo) un po' freak i Phish aggiustano il tiro e scodellano un paio di album in cui riversano il loro sconfinato repertorio live.
Il primo dei due, “Picture Of Nectar”, lo reputo, stranamente (visto la presentazione che ho fatto del gruppo prima), meraviglioso. Tanto funk, produzione perfetta, grandi assoli (ma non troppi) e linee melodiche che per un qualche motivo che non ho mai capito mi fan venire in mente gli Steely Dan.
Il secondo dei due invece è questo “Rift”.
Guardate la copertina: cioè, una roba del genere manco i Dream Theater! Tra l'altro, nella copertina sarebbero rappresentati figurativamente tutti (quasi) i titoli delle canzoni del disco (che roba triste!).
Diciamocelo: non lascia ben sperare.
In realtà il bacino di canzoni con cui questo disco è stato realizzato è lo stesso di “Picture Of Nectar” quindi, in teoria, ci si dovrebbe aspettare più o meno la stessa roba.
Invece a me è sempre parso la contraddizione del precedente. O il suo rovescio (che è poi come dire due volte la stessa cosa). Probabilmente son stato polarizzato dalla copertina, ma se nel primo sentivo tanta allegria e scanzonatezza qui avverto un tono mediamente più serioso.
Ma è qui che i Phish mi prendono in contropiede!
A fronte di un primo approccio che ha smorzato ogni entusiasmo nel mio pur poco entusiasmabile cuoricino, con il tempo questo disco mi è cominciato a piacere parecchio.
A volte mi chiedo il perché.
Il perché è il più semplice di tutti: perché nonostante l'ultratecnica, perché nonostante un voler parodiare senza essere divertenti, perchè nonostante i Phish una vera e propria identità musicale (alle mie orecchie) non l'abbiano mai avuta, questo è un disco di canzoni. E di belle canzoni.
Direi che non ci sia altro da dire. Dategli un ascolto: sicuramente avete sentito di peggio.
Un saluto a mia nonna che mi legge da casa
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