Al più popolare gruppo musicale dalle Alpi a Pantelleria, orgoglio delle sette note Made in Italy mancava soltanto un tassello nell'anno 1990 per essere definitivamente consacrati: la vittoria di Sanremo. La vetrina ligure era stata snobbata dai fantastici quattro nei precedenti 24 anni di carriera, ma in vista del quarto di secolo hanno scelto di parteciparvi. Il brano presentato, "Uomini soli" è asciutto, semplice, diretto, dirà Giorgio Faletti, amico di Dodi, "una freccia che centra esattamente il bersaglio". Una canzone perfetta, impegnata ma senza cadere nel politico. In essa vengono elencati tutti i motivi per cui gli uomini sono soli. Il discorso si limita ai maschi, non agli uomini come esseri umani. Il ritornello è un'invocazione al "Dio delle città" da parte del leader, l'unico che poteva renderla in quel modo, quindi la speranza di un riscatto religioso come superamento della condizione. Dee Dee Bridgewater rappresentò la ciliegina sulla torta di un successo immediato e che dura ancora oggi, cantando la versione in inglese sul palco dell'Ariston, Angel of the Night. Venendo al disco, le perle non sono certo finite. Appena la puntina ha smesso di scavare i solchi della title e opening-track, ecco alle orecchie dell'ascoltatore la chitarra maestosa di Dodi che introduce a "Napoli per noi", una speciale dedica alla città partenopea, forse la più bella dedica a Napoli mai fatta, perché fatta da gente che non è di Napoli e quindi priva di quel campanilismo che può sfociare nella difesa a tutti i costi della propria terra. E poi il momento dell'altro grande successo di questo disco, "L'altra donna", un autentico cavallo di Battaglia (eh già, lo canta Dodi) del gruppo, riproposta sempre negli anni successivi, arrangiata deliziosamente. I fatti di Piazza Tienanmen riaffiorano in "Città proibita", a dimostrazione della vena impegnata dei Pooh continuata ben dopo Brennero 66, a dispetto di chi pensa che i quattro siano stati sempre leggeri e vuoti dopo i Sessanta. Vi sono poi le "Donne italiane", "La luna ha vent'anni", dove si paragona l'anniversario dello sbarco sulla luna a una ragazza, la meno riuscita "Davanti al mare". Il resto son tutti gioielli: "Non solo musica", tipica canzone autoreferenziale sugli inizi difficili della band negli anni '60, sulla scia di "Banda nel vento"; "Giulia si sposa", deliziosa e a tratti commovente, la più bella di Stefano D'Orazio insieme a "50 primavere", e il finale di "Tu vivrai" con la partecipazione straordinaria di Eros Ramazzotti, Enrico Ruggeri, Raf, Umberto Tozzi. Praticamente una "Si può dare di più" ancora più corale. La copertina col bambino nudo in cravatta questa volta rende perfettamente l'idea del disco che rilanciò i Pooh prepotentemente sul trono dell'Impero Musicale Italiano, dopo quasi un decennio al ribasso.

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