Reduce dalla sentita partecipazione al "Carnuval Vecc" della mia borgata, con canti e balli in sincera e contagiosa allegria, prima di mettere il mio provato e sudato corpo al di sotto di una necessaria doccia decido di dare una veloce lettura alla pagina debaseriana dedicata ai miei grandi eroi musicali Primus. E mi accorgo, con sorpresa, di non essere indicato tra i conoscitori della band californiana; tengo per me gli epiteti che mi sono venuti in mente, meditando una tremenda vendetta.
Vendetta che si consuma in pochi attimi...beccatevi ciò che segue allora miei adorati e stimati colleghi; tiè !!!
“Mettiamo subito le cose in chiaro, in modo tale da dare una minima logicità al mio argomentare odierno: per il sottoscritto il folle trio, capitanato dall’altrettanto folle (di più, di più!!) Les Claypool, rappresenta l’amore assoluto, i numeri UNO della musica. (cosa che avrò ripetuto alla nausea da quando frequento Debaser; repetita iuvant sostenevano i latini, che ne sapevano di gran lunga molto di più di me).
In questa giornata di baldoria, almeno per quanto mi riguarda, vi voglio narrare del loro esordio uscito nel lontano 1989; un disco dal vivo registrato in due serate successive nella nativa California. Titolo dell’opera e copertina già rendono assai bene l’idea del bizzarro e folle mondo costruito intorno al suono di questi autentici mattacchioni, guidati dal basso inconfondibile, leggendario e dalla voce da cartone animato del leader Les. Accompagnato nelle sue gesta tragicomiche dalla chitarra multiforme di Larry Lalonde, che già si era fatto notare giovanissimo nei Possessed (Seven Churches, Seven Churches!!), e dalla batteria di quel funambolo e campione del controtempo recante il nome di Tim “Herb” Alexander.
L’inizio del live è un qualcosa di travolgente: i nostri per una trentina di secondi omaggiano i canadesi Rush ed il brano “YYZ”; subito dopo inizia la storia del pescatore John, “John the Fisherman” appunto. Ritmi sincopati, testi ironici: funk-metal, hardcore ragionato, fusion, prog…ecc..ecc… Una forma di crossover mai udito prima, con quella carica di sano divertimento che da sempre accompagna le gesta di questi tre fenomeni musicali. Si prosegue con “Groundhog’s Day”, dove dimostrano una tecnica non comune, passando poi per “Tommy the Cat” (ancor oggi un loro cavallo di battaglia dal vivo) e si arriva felici e contenti tra grasse risate al finale dinamitardo della conclusiva “Frizzle Fry”.
Prendete Minutemen, Frank Zappa (sia sempre lodato il genio di Baltimora), Rush, King Crimson, Residents: centrifugateli e smembrateli ed otterrete il meraviglioso e nello stesso tempo oltraggioso suono dei PRAIMUS.
Visti dal vivo cinque volte: una goduria infinita. E sono sempre rimasto affascinato da una cosa nei loro concerti: i tre baldi musichieri non si degnano mai di uno sguardo durante lo show. Tutto è calcolato, tutto è finalizzato, tutto è matematico: a questo punto concedetemi di usare per loro il termine, troppo spesso abusato, di GENIALITA’.
L’inizio di una carriera che ancora prosegue tutt’ora: Les ha sempre scritto, registrato e prodotto ciò che ha voluto, senza tener conto di mode e tendenze; di cazzi e mazzi vari. Non gli importa di vendere, non gli importa di arrivare. Suona molto semplicemente per se stesso e per il piacere che prova nel farlo; del resto “Primus sucks”!
Con il loro balordo approccio musicale, non di facile assimilazione è un bene ricordarlo, hanno da subito scavato solchi bizzarri, trasportando l'ascoltatore in una vertigine senza fine di stranezze soniche; senza a mio avviso mai mostrare segni di autocompiacimento. Sempre con una disinvoltura spaventosa da tanto efficace ed inimitabile.
Non ce n'è per nessuno."
Adesso mi sento meglio; molto ma molto meglio...Harold of the Rocks...
Sperando di aver colmato questa lacuna debaseriana (quindi G leggi e provvedi...AZZ...).
Ad Maiora.
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