François-Regis Cambuzat esce vivo dagli anni ottanta, ma anche dai novanta.

Si tratta di un anti-rockstar; Ogni suo gemito -al servizio della proposta musicale- ha ragione d'essere, e nulla è lasciato al caso, anche nel bel mezzo del delirio più assoluto. Cambuzat rifiuta l'America ed il mainstream che comporta capitalismo;
È un Joker continuamente in fuga che ha vissuto per anni tra le città -europee e non- che gli hanno offerto maggiori spunti.

Accade che tramontata L'Enfance Rouge (con la moglie Chiara Locardi in formazione) si dedichi a tempo pieno al suo nuovo progetto ancor più sperimentale nelle intenzioni.
Una cellula reazionaria, provocatoria e nomade come di consuetudine, con l'unica regola rappresentata dalla volontà da parte dei membri di aderire religiosamente a ciò che comporta il Putan Club.
Cambuzat e Gianna Greco sono maledettamente seri, e da anni; glielo leggi sulla faccia tanto sembrano dei veri e propri terroristi del suono.
La loro avventura artistica fu battezzata dalla poetessa Lydia Lunch, originariamente facente parte del collettivo.
Il loro Industrial è più tribale che metropolitano. Hanno letteralmente girato il mondo arricchendo il loro repertorio di magia nera sciamanica (vi consiglio di esplorare il side project adorcista Ifriqiyya Electrique).

I brani che si susseguono in Filles De Mai sono ispirati dalle lotte sociali, come la celebre Primavera Araba (evento fondamentale nelle vite dei due musicisti), il femminismo e l'odio di genere. Un noise che fa da colonna sonora mentre il mondo brucia, e si balla continuamente. Il basso di Gianna viscerale e i riff di François poderosi, come quello staccato presente in Kancer quasi funk e con la drum machine onnipresente.

Affermano che il Putan Club vada più frequentato che ascoltato, e data l'incredibile mole di concerti che organizzano ogni anno nel circuito undergound, vi consiglio di fare il primo passo tenendovi aggiornati sulle date.

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