<Passavamo giorni interi seduti nelle anticamere dei Trident Studios, sperando che qualcuno cancellasse qualche turno. A volte arrivava qualcuno e ci diceva: "Ehi ragazzi, David Bowie ha finito prima oggi, se volete registrare qualcosa avete tempo dalle tre di mattina alle sette, quando arrivano le donne delle pulizie>. (Brian May)

Brian Harold May è un capace studente di astrofisica all'Imperial College di Londra nonché un promettente chitarrista che nel 1964 suona in una band dall'avveniristico nome: 1984. I suoi compagni di ventura sono: Tim Staffell (voce), Dave Dilloway (basso), Richard Thompson (batteria) e John Garnham (chitarra). L'avventura 1984 (che vedrà aprire una finestra nel 1990 con una reunion a casa di Dilloway nel Surrey) terminerà nel 1968, dopo aver annoverato nel proprio curriculum un'esibizione di spalla a Jimi Hendrix proprio all'Imperial College. Staffell e May preferiscono dedicarsi agli studi senza abbandonare gli studi, concentrandosi sulla ricerca di un batterista per il cui ruolo viene scelto un giovane studente di odontoiatria a nome Roger Meddows Taylor. Prendono così vita gli Smile. Nello stesso periodo Staffell, presenta al resto dei suoi compagni un esuberante studente di origine indiana dal non facile nome di Farookh Bulsara che diventa subito un fan della band. Per Farookh (che dopo aver cercato fortuna con Ibex, - poi Wreckage - e Sour Milk Sea) che si appresterà a sostituire lo stesso Tim i primi mesi del 1970, sarà decisivo anche il cambio di nome per un'identità più accattivante (diventando così Freddie Mercury), quanto per una più pomposa per il gruppo, coniando uno tra i più sfarzosi monicker che la storia della musica possa aver annoverato: Queen per l'appunto.

Senza dubbio sono le esibizioni dal vivo dei quattro a dar modo di esprimere tutto il loro potenziale artistico, con particolare menzione per quelle due date che rappresenteranno la rampa di lancio della carriera di Brian, Freddie, Roger e John: siamo a Londra ed è il 2 luglio 1971 quando al Surrey College la formazione definitiva si esibisce sul palco per la prima volta, mentre il 24 marzo 1972 al Forest Hill Hospital sarà il manager Jack Nelson della Mercury Records a rimanere talmente impressionato dalla personale proposta del gruppo, da offrire quel contratto che porterà la band ad incidere nella successiva estate il suo primo disco.

E' "Keep Yourself Alive" a far da traino all'atteso album di debutto: un brano che rivela immediatamente sonorità aggressive ed una voce nitida ma anche così atletica, mostrando da subito una capacità di estensione non comune. A "Great King Rat" spetta il ruolo di presentazione di Mercury come compositore: una costante ritmica spagnoleggiante la fa da padrone in un burrascoso marasma di suoni in cui la propulsione basso/batteria Deacon/Taylor chiarisce i benefici di un rodaggio artistico ben svolto. Testimonianza di una gavetta benefica si rivela "Doing All Right" (presa dal repertorio Smile),che lascia fuoriuscire in tutta la sua bellezza l'inclinazione corale del gruppo, in cui la svenevole melodia prepara il terreno ad un May inaspettatamente straripante. "Modern Times Rock 'n' Roll" cantata e scritta da Taylor, toglie (... a chi ne avesse ...) ogni dubbio a chi pensa che la stesura dei brani venga rimpallata solo nell'ambito della collaudata coppia May/Mercury: quasi due minuti per un brano sanguigno e capace di precorrere di almeno qualche anno, i suoni della generazione no future che verrà.

Un album che non pone freni alla libera espressione del gruppo, in grado di mettere in note la musica dal proprio punto di osservazione, creando un marchio musicale solenne ma nel contempo tagliente e dall'aspetto ancora giustificatamente grezzo. Ne sono una conferma l'illusorio viaggio di "My Fairy King", come l'esplosione sonica di "Son and Daughter", non risultando da meno la tenacia di "Jesus" che lascia spazio ad una spontanea ed educata vena ironica che non abbandonerà mai il poliedrico singer. A ricordare ancora l'importanza dei primi passi mossi nel mondo della musica, ci sono (per Mercury) la coraggiosa "Liar" (concepita sul riff di "Lover" da Mercury insieme al fido Mike Bersin ai tempi degli Ibex) che propone uno dei pri esempi di elegante combinazione tra rock e opera, mentre (per May) la bizzarra "The Night Comes Down" la cui demo version registrata ai De Lane Lea Studios nel settembre del 1971, viene preferita per l'album alla versione più recente realizzata presso i Trident Studios. La chiusura è affidata a "Seven Seas Of Rhye", una lussuosa e cinematografica coda strumentale che sembra quasi voler consegnare all'ascoltatore, un esclusivo invito a non perdere un oramai già atteso secondo capitolo.

Il biglietto da visita dei Queen nell'ambito del mercato discografico si rivela essere una competente prova di una musica genuina e vigorosa, facilmente riconducibile alla pluralità di influenze che da una decina di anni si libravano nell'aria e che la band aveva fatto proprie. E' immediatamente percepibile una variegata ricchezza di contenuti musicali, proposta secondo un gusto personale placato da quella irrefrenabile e perdonabile voglia di mostrare a tutti e subito, il proprio talento, che per essere espresso al meglio ha solo bisogno di fluire naturalmente.

Carico i commenti...  con calma