2.263 si legge duemila-duecento-sessanta-tre.
2.263 secondi sono trentasette minuti. 2.263 minuti sono trentasette ore. 2.263 ore sono novantaquattro giorni. 2.263 giorni sono sei anni spesi a calcare palchi. 6 anni spesi a calcare palchi sono quarantasei pagine, le ultime di «Ramones. An American Band.» di Jim Bessman, la gigography completa dal 30 marzo 1974 al 6 agosto 1996.
29 marzo 1974. Jeffrey ha 22 anni; dieci anni prima la nonna contribuisce all’acquisto della sua prima batteria. John, pure lui ha 22 anni ed è amico di Douglas, che di anni ne ha 21; un paio di mesi prima, John e Douglas puntano la 48esima strada di New York, il Manny’s Guitar Center; John compra una chitarra Mosrite Blue, Douglas un basso DanElectro, 50 dollari la chitarra, altrettanto costa il basso. Jeffrey suona con un gruppo, gli Sniper, e conosce John perché bazzica gli stessi posti e lo incontra in giro dopo il liceo; in seguito comincia a frequentare pure Douglas, perché gli amici degli amici sono amici; John raccomanda a Douglas di tenere d’occhio quello spilungone di Jeffrey; Douglas telefona a Jeffrey e gli propone di entrare a far parte di un gruppo. Douglas, Jeffrey e John.
30 marzo 1974, ore 7.30. Margarina veste un grembiulino blu e va alle elementari. Testa veste un grembiulino blu e va all’asilo.
30 marzo 1974, ore 22.00. Douglas, basso e voce, John, chitarra, e Jeffrey, batteria, si esibiscono al Performance Studio. Nei giorni precedenti, i tre distribuiscono volantini per pubblicizzare l’evento. Il pubblico non è quello delle grandi occasioni, una trentina di amici, l’ingresso costa due dollari. Pure se il pubblico non è quello delle grandi occasioni, per i tre è la prima assoluta; il loro nervosismo è palese; Douglas inciampa sul DanElectro da 50 dollari e lo distrugge e rimedia un altro basso in fretta e furia per evitare che la prima finisca prima ancora di iniziare. Douglas canta quasi tutti i pezzi, talvolta lo sostituisce Jeffrey che ha una voce bellissima; a Douglas bastano poche canzoni per diventare rauco; Jeffrey pesta talmente duro da distruggere la sua strumentazione, fa un baccano incredibile sui piatti, coprendo il suono degli altri strumenti e della voce.
30 marzo 1974, ore 22.37. «Tutti i nostri amici sono invitati e facciamo schifo a ciascuno di loro, tanto che smettono di frequentarci. Non siamo pronti per suonare davanti a nessun tipo di pubblico.» così John commenta l’esibizione. «Portano lì la loro attrezzatura e poi, collegati gli strumenti, iniziano a suonare: sono terribili, pessimi. Ma anche formidabili.» così sentenzia Thomas, 21 anni, il boss del Performance Studio, intuendo che quei tre possono riservare qualche sorpresa, mentre il socio Monte si sbellica dalle risate dalla prima all’ultima nota.
31 marzo 1974, ore 7.30. Margarina va ancora alle elementari; Testa all’asilo.
31 marzo 1974, ore 17.21. Thomas si offre di fare da manager a Douglas, Jeffrey e John per alcuni mesi: tutti d’accordo. Ma serve cambiare qualcosa … Jeffrey non è il migliore batterista su piazza, così Thomas, che non ha mai messo le mani su una batteria, si siede dietro i tamburi per far capire a Jeffrey come dovrebbe suonare, ma quello non capisce; finché Douglas e John sbottano: «Perché non la suoni tu la batteria?». A Thomas sembra una proposta da cogliere al volo e si precipita a comprare un set per cui scuce cento verdoni e che fa il paio con la chitarra ed il basso da cinquanta. E pazienza se Thomas non ha mai messo le mani su una batteria … «Non ho uno stile melodico, e col basso non eseguo quarte, quinte, scale o roba simile che riguardi la progressione armonica. La linea di basso segue sempre la chitarra; io suono la prima nota dell’accordo e rimango su quella.» così illustra la sua tecnica Douglas … «Prima non ho mai suonato la chitarra, ed ho imparato contando le plettrate verso il basso, “uno-due-tre-quattro”. Plettrate verso il basso e accordi con il barré, ecco tutto. Ho imparato seguendo questa routine.» così argomenta John svelando il suo stile personale basato sul “movimento continuo del polso floscio” … «John la fa semplice, ma non è così. Io non riesco a suonare come lui, e scommetto che non ne sarebbe capace neanche Eddie Van Halen. Quantomeno, non per un’ora di seguito. Nessun altro è in grado di suonare come John.» così Ed, uno che di chitarre e chitarristi se ne intende ed il 30 marzo 1974 è tra gli astanti del Performance Studio.
1° aprile 1974, ore 8.30. Margarina e Testa, sempre presenti.
1° aprile 1974, ore 19.12. Jeffrey alla voce, John alla chitarra, Douglas al basso, Thomas alla batteria; Jeffrey si battezza Joey, John [GP1] Johnny, Douglas Dee Dee e Thomas Tommy. Si spacciano fratelli partoriti da una famiglia portoricana immigrata clandestinamente e di stanza in quel di New York, Queens, i Ramone; come gli Smith di Londra, Notting Hill, ed i Brambilla di Milano, Giambellino. Che siano nati tutti e quattro nel breve volgere di 365 giorni e non siano gemelli, è un’incongruenza cui nessuno presta caso. Sono i Ramones, sembrano un fuoco di paglia, uno scherzo destinato a durar poco.
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5 agosto 1996, ore 11.56. Margarina e Testa hanno da tempo immemore terminato la loro brillante carriera dietro i banchi e si godono le meritate vacanze.
5 agosto 1996, ore 18.07. 8.164 giorni intercorrono tra il 30 marzo 1974 ed oggi. I Ramones, consapevoli che uno scherzo è bello quando dura poco sentenziano che quello di domani a Los Angeles sarà il loro ultimo gig.
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8.165 si legge ottomila-cento-sessanta-cinque.
8.165 giorni sono 195.960 ore che sono 11.757.600 minuti che sono 705.456.000 secondi. O più semplicemente 8.165 giorni sono quelli che intercorrono tra il 30 marzo 1974 ed il 6 agosto 1996. O più semplicemente ancora 8.165 giorni sono quelli che intercorrono tra il primo e l’ultimo gig dei Ramones. 2.263 concerti in 8.165 giorni, un concerto ogni quattro giorni.
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6 agosto 1996, ore 17.03. Margarina è a casa a ronfare dopo una defatigante scarpinata in montagna; Testa è a casa a ronfare dopo una giornata spesa a rosolarsi in riva al lago. Sapessero quel che accadrà di lì a poche a ore nella città degli angeli, sarebbero altrove in tutt’altro affaccendati.
6 agosto 1996, ore 21.57. Gli amici confusi tra il pubblico si fanno sentire, eccome; sono più di trenta ed hanno pagato più di due dollari per assistere alla festa; e sono impazienti che la festa inizi. E che la festa inizi, che diamine! Sulle note de «Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo» salgono sul palco i fratelli Ramone; Joey con il viso emaciato, coperto da capelli sempre più lunghi ed arruffati, gli immancabili occhiali da sole a nascondere uno sguardo troppo timido per essere IL punk-rocker, Joey che convive da anni con il cancro che rende una sofferenza cantare e che gli rende impossibile vivere ancora a lungo, ma questa notte è la notte, e questo è un mondo meraviglioso e non preoccupatevi per me; e dunque CJ che ha preso il posto di Dee Dee sbraita per la 2.263esima volta: «One-two-three-four»; e «Durango 95», «Teenage Lobotomy», «Psycho Therapy», «Blitzkrieg Bop» fino ad «Any Way You Want It». 32 proiettili in rapida sequenza, una scaletta formidabile rimasta invariata per due decenni.
6 agosto 1996, ore 22.56. È l’ultimo gig ed alcuni amici hanno scelto di esserci e di omaggiare quei quattro balordi del Queens che il 30 marzo 1974 si sono fatti ridere dietro da tutti i presenti. Sale sul palco Lemmy, Lemmy e basta, ed è il momento più intenso che il rock’n’roll – non il punk, non il blues, non il metal, ma proprio il rock’n’roll tutto – abbia vissuto dal lontano 4 luglio 1954 quando Elvis entra negli studi di registrazione della Sun Records. I Ramones suonano la stessa canzone da 22 anni, Lemmy Ramone lo stesso: «Ho sempre pensato che la gente cambia in peggio, se cambia», questa la filosofia di vita di John; «Il ragazzaccio suona il rock’n’roll / Gabba gabba guarda come vanno / Ragazzacci un tempo, ragazzacci anche ora / Grandi amici, mau mau mau.» questa la filosofia di vita di Lemmy. R.A.M.O.N.E.S.!!!!!
6 agosto 1996, ore 23.08. Arrivano Tim Armstrong e Lars Frederiksen. In quella calda estate californiana del 1996 sono loro a tenere alto con dignità il vessillo del punk; ma i Rancid non sarebbero mai esistiti se quel 30 marzo del 1974 quei quattro balordi del Queens non si fossero ritrovati al Performance Studio a farsi rider dietro da tutti i presenti. R.A.M.O.N.E.S.!!!!!
6 agosto 1996, ore 23.18. Tocca a Chris Cornell, Ben Shepard ed Eddie Vedder. In quella calda estate californiana del 1996 sono loro a tenere alto con dignità il vessillo del rock; ma né i Soundgarden né i Pearl Jam sarebbero mai esistiti se quel 30 marzo del 1974 quei quattro balordi del Queens non si fossero ritrovati al Performance Studio a farsi rider dietro da tutti i presenti. Nelle note del booklet risaltano le parche parole di Eddie: «2.262 show, più quest’ultimo, in un furgone, ricordatevelo». Quei quattro balordi del Queens hanno girato il mondo in lungo ed in largo, hanno suonato in ogni dove: sempre sulla strada con sgangherati pulmini, senza comfort, sempre in prima linea, con fiera ed incorruttibile coerenza. Punk. R.A.M.O.N.E.S.!!!!!
6 agosto 1996, ore 23.30. E per ultimo, torna il fratello prodigo Dee Dee che da anni ha abbandonato polemicamente la fratellanza ed il basso nelle sapienti mani di CJ. Ora la festa è davvero tale. Vadano a farsi fottere il cancro, la tossicodipendenza, i tradimenti ed i sotterfugi, ora è solo tempo di additarsi ancora come quella notte del 31 dicembre 1977 – ti ricordi Douglas? Ti ricordi Jeffrey? – ed altre 2.261 notti, scandendo all’unisono con tutto il fiato che abbiamo in corpo «D.U.M.B. Everyone accuses me». R.A.M.O.N.E.S.!!!!!
7 agosto 1996, ore 00.00. I Ramones finiscono qui. I Ramones non torneranno più insieme, se non in occasione della cerimonia di iscrizione nella Rock And Roll Hall Of Fame il 18 marzo 2002. Ma non sono più loro: Jeffrey è morto il 15 aprile 2001. Simul stabunt, simul cadunt: Douglas muore il 5 giugno 2002 e John lo segue il 15 settembre 2004; Thomas, l’ultimogenito dei fratelli Ramone, è anche l’ultimo ad uscire di scena l’11 luglio 2014. I Ramones sono dei duri ma non abbastanza per non morire.
7 agosto 1996, ore 7.27. Margarina e Testa non si conoscono ancora ma si svegliano all’unisono e con la medesima sensazione di amaro in bocca. Ancora non lo sanno che si è concluso da poco l’ultimo gig dei Ramones, il duemila-duecento-sessanta-tre-esimo per l’esattezza.
18 novembre 1997. La Eagle Rock Records pubblica «We’re Outta Here!», il disco che documenta l’ultimo concerto nella storia dei Ramones.
19 novembre 1997. Margarina e Testa ancora non si conoscono ma scossi dal medesimo fremito emozionale escono di casa presto per andarsi a comprare «We’re Outta Here!», il disco che documenta l’ultimo concerto nella storia dei Ramones; tornano a casa tardi e si perdono ad osservare le foto all’interno del booklet: i quattro “chiodi” dei fratelli impolverati e sgualciti, appesi, pronti ad essere indossati ancora per un’ultima volta; la chitarra di Johnny che porta i segni delle 2.263 battaglie affrontate negli anni; le foto del concerto, con tutti gli ospiti; i ringraziamenti dei quattro balordi del Queens che esprimono la loro soddisfazione ed incredulità per una band che è una Storia unica e mai più replicabile. Un gruppo di amici, che hanno affrontato e superato difficoltà, screzi, litigi. R.A.M.O.N.E.S.!!!!!
12 marzo 2016. Margarina e Testa si conoscono debaserianamente da un paio d’annetti. Margarina i Ramones li ha visti pure tre volte dal vivo, pogando e sudando e grondando genuino divertimento come in nessun’altra occasione mai; Testa i Ramones dal vivo non li ha mai visti ma ha tutti i loro dischi e li ascolta a ripetizione ancora oggi che ha 45 anni, pogando e sudando e grondando genuino divertimento come in nessun’altra occasione mai. Nel primo pomeriggio Margarina recapita a Testa alcune righe su «We’re Outta Here»; Testa in serata ne aggiunge delle altre, frullando il tutto.
14 marzo 2016. La terza di Margahead. E se sei arrivato fin qui, ti accogliamo tra noi, uno di noi, gabba gabba hey o ad maiora che dir si voglia.
R.A.M.O.N.E.S.!!!!!
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