Gescom è il side-project degli Autechre, un entità cui, oltre le due geniali teste di Manchester, ruota tutta una serie di figure più o meno note legate alla realtà Skam, indimenticata etichetta dal ruolo chiave per gli sviluppi del suono anglo-elettronico di metà novanta, e che in questo progetto fa proprio il credo di Detroit, quello dell'anonimato, del collettivo, delle 'missioni', Quello delle menti che si amalgamano per dar vita ad una musica che trascenda il creatore stesso, tramutandosi in un organismo a se stante.
E' accertato che Rob Brown e Sean Booth sono coinvolti al 100 % in molte delle suddette uscite, ma non sempre è dato sapere quali, come non sempre viene facile risalire ad una firma esterna, tra la ventina di personaggi interessati. Tuttavia, proprio come accadeva con il tocco di Mike Banks o James ' Drexciya' Stinson - sgamabile in molti Red Planet - se vi è un EP in cui la firma degli Autechre, e di un terzo personaggio - in questo caso Bola -, è quanto mai chiara, questi è proprio il debutto del 1994, ovviamente su Skam, "Gescom EP", che non brilla per fantasia di titolo, ma lo fa per idee, musica e visioni.
"Dan One" apre il viaggio sfoggiando groove sporchi, droni cosmici, schemi melodici disarmonici e sinistri, beat techno con distorsioni ben tarate in pieno stile primi Autechre, quelli del trittico Incunabula/Amber/Tri Repetae (e dunque meccanico, profondo, ossessivo); si tratta inoltre di un pezzo che si rivela ancora una volta pioneristico, andando ad anticipare la tendenza, attualissima, dell'affiancare techno e drone. Su "Five" synth acid-analogici che gridano "Incunabula", atmosfere ansiose e ritmi spudoratamente semplici e ciclici, ma al tempo stesso ricercati e matematici nel loro andamento dispari, rappresentano la prestigiosa firma Booth/Brown; calde sezioni di pad e melodie mai cosi rarefatte, vicine a Detroit come ad Eno, ci portano invece dritti al già citato Bola, nome di rilievo di Skam e tra i pochi realmente 'noti' nella crew. Il connubio è vincente.
Lo è anche sulla maestosa "Cicada", ambient-techno d'alta fattura, un pezzo talmente umano, fragile e intimo da indurci a pensare che il grosso del tutto sia stato affidato ancora una volta al talento compositivo di Bola, celebre per le sue toccanti melodie; i ben più rumoreggianti Autechre dal loro canto non stanno a guardare, ed ecco che servendosi di piccoli glitch e montanti ritmici dai cromatismi spaziali, liquidi e iper-futuristi completano un pezzo che si rivelerà apice indiscusso dell'EP. Echi dei Tangerine Dream più cosmici e del Morris Gould più sognante lottano imperterriti sui buchi extrasensoriali di "Sciew Spoc", un pezzo talmente avvolgente e profondo da non sfigurare affatto come un ulteriore traccia del disco 'profondo' per eccellenza degli Autechre, il coetaneo "Amber".
Gescom EP: ovvero quando i maestri salgono in cattedra.
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