Tempo di bilanci: un anno di DeBaser o poco più, 39 recensioni, 250 commenti (il resto è mancia); e fammi un po' vedere tutte le cavolate che ho scritto e, per quanto possibile, rimediare.
La prima pecca da emendare è una promessa non mantenuta.
In anticipo sulla mia agiografia, vi rivelo di essermi registrato su DeBaser dopo avervi scovato una recensione di «Got A Record» degli straordinari Rip Offs, caposaldo imprescindibile del punk lo-fi in voga negli anni '90; e poco dopo, sulle ali dell'entusiasmo, promisi al recensore un intervento dedicato. Che, finora, non c'è mai stato.
Per cui mi cospargo il capo di cenere e taglio il traguardo della 40esima recensione segnalando i Bingo, per omaggiare Gnagnera ed i Rip Offs (in realtà, lo faccio nella speranza che i Bingo non li conosca nessuno, per cui tutti sarete già lì ad esclamare: «Che genio che è Pinhead, ha una cultura musicale mostruosa!»).
Raggiunto, con questo, il limite di idiozia tollerabile in un'unica recensione, mi faccio serio per timore che qualcuno chiuda la pagina disgustato, prima di aver approcciato questo gruppo eccezionale.
Forse qualcuno si ricorda i Bingo per essere stato lettore di «Bassa Fedeltà» - uno dei migliori esempi di stampa specializzata in cultura musicale alternativa e per questo durato lo spazio di un mattino - ed aver sbattuto il muso nella copertina che strillava «PUNK A ROMA!!!» e richiamava un servizio proprio sui Bingo all'esordio sulla lunga distanza con «Close Up». Forse qualcun altro se li ricorda per la militanza dell'ex Bloody Riot Alessandro "Alex Dissuader" Vargiu (e con lui Manolo Morea e Alessandro "Petroz" Petrozzi). Forse qualcuno se li ricorda perché ha avuto la fortuna di assistere ad un loro concerto od acquistare un loro disco ormai introvabile.
Io me li ricordo un po' per tutti questi motivi, e perché «Close Up», in ambito strettamente punk, è il miglior disco che abbia visto la luce in Italia.
In apertura ho menzionato «Got A Record» ed i Rip Offs e, per chi conosce sia il disco che la band, la lettura potrebbe terminare qui; perché i Bingo sono i Rip Offs cresciuti a pajata e matriciana, così come «Close Up» è nient'altro che «Got A Record», come suonerebbe se concepito tra Trastevere e Testaccio.
Per tutti gli altri, basti sapere che i Bingo suonano un punk scassatissimo ed approssimativo, decisamente peggio di come facevano trent'anni fa Hitler SS e Tampax, sia quando propongono originali ispirati dai Damned più cazzoni («I Think It's Good» ed il plagio di «Born To Kill» perpetrato in «I Want To Be Wrong» gli esempi migliori), oppure si divertono a riproporre oscuro materiale del punk '77, sulla scia dei Teengenerate (e chi non conosce «Provocate» dei francesi Guilty Razors e «I'm In Love With Your Mom» dei californiani Vom ha una ragione in più per mettersi alla disperata ricerca di «Close Up»).
Dodici brani tiratissimi, tra i quali non si può omettere di citare almeno il fulminante uno/due iniziale di «I'm A Female» e «Telephone Addict», l'incedere di «Love For Idiots» alla ricerca di una via di congiunzione tra i Pagans ed i Ramones di «Teenage Lobotomy», e poi la splendida title track, messa lì quasi per caso a dimostrare che, sepolto sotto tonnellate di demenza ed ottusità, c'è un gruppo che avrebbe meritato riconoscimenti ben superiori a quelli ottenuti.
Beninteso che per i Bingo il massimo sarebbe l'inclusione in un volume della serie «Killed By Death».
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