Italians do it better: part 4

È la prima volta che lo faccio. Scrivere una recensione - anche se, in questo caso, parlerei maggiormente di "consiglio" - dopo solo due ascolti, intendo. Non è sufficienza, ma sicurezza. Sicurezza di ritrovare nei Redworms' Farm il coriaceo trio di sempre: doppia chitarra e batteria a comporre canzoni rigorosamente sotto i tre minuti, per dischi che la mezz'ora la vedono spesso da lontano, con il binocolo. Chi conosce "Amazing!" o l'ultimo "Cane Gorilla Serpente" sa di cosa stiamo parlando. Chi, invece, ignora più o meno consapevolmente queste importanti pagine di post punk italiano nel cuore e rigorosamente ammeregano nelle intenzioni, parta dal principio.

Nell'attesa che qualcun'altro si accorga dei nostri tre padovani preferiti, magari in concomitanza con l'uscita del quinto disco ora in registrazione, svagatevi tranquillamente con questo EP in vinile 7''. Un "4" tutt'altro che interlocutorio, perché sospende per molti versi il discorso della possenza fisica e della velocità something -core adocchiato da qualche anno, ritornando alle radici elettroniche che facevano la fortuna delle primissime esibizioni del gruppo. Il suono si deforma, prende coraggio e si fa più scuro, a tratti quasi alieno. Le ritmiche si spezzano, compare una chitarra acustica in un contesto magnificamente sintetico, le sei corde fagocitano un beat danzereccio dietro l'altro. E poi ritornano i ritornelli a due voci, la pronuncia difettosa, i tom scassati di Matteo Di Lucca, le secche geometrie degli Shellac. Un bel casino, insomma. I vecchi nuovi Redworms' Farm. Decisamente un antipasto succulento di quello che potrebbe essere eviscerato sulla lunga (si fa per dire) distanza.

Questo è quanto. Qualora lo vogliate, segnatevi sulla carta il rombo di tuono di "Wasted", il gattonare perfettamente circolare in "Revman" (un premio a chi campionerà per primo il giro d'apertura, e di congiunzione, e di chiusura...), i siluri quadrati di "Cane Mangia Cane" e le nebbie di "Never Repeat", che con un synth e una manciata di dissonanze mette in piedi un futuribile capolavoro no wave. Il resto, a seguire.

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