In un 2016 che si sta rivelando decisamente prolifico per quanto riguarda il cantautorato al femminile, visti i numerosi ritorni di molte sue esponenti, torna a farsi sentire anche Regina Spektor, con un album che non sposta di una virgola la cifra stilistica della pianista russa, sempre in bilico tra il pop dei suoi lavori più famosi e lo sperimentalismo anti-folk à la “Soviet Kitsch”, ma che non manca comunque di riservare qualche sorpresa.
La prima di queste è una veste sonora che si rivela molto più variegata che in passato, spaziando con disinvoltura dagli arrangiamenti orchestrali di “Tornadoland” alle percussioni e gli arpeggi sintetici di “Bleeding Heart” e “Small Bill$”, che aggiungono nuovi colori alla musica della cantautrice. La seconda riguarda invece la natura stessa dei brani: “Remember Us to Life” è infatti il primo disco di Regina in più di dieci anni a essere interamente composto da materiale totalmente inedito; dunque niente b-sides o rivisitazioni di brani incisi precedentemente questa volta, bensì undici tracce nuove di zecca scritte dalla Spektor negli ultimi quattro anni e che lasciano piacevolmente colpiti per la quantità e qualità di cose che lei ha ancora da dire, oltre che per delle capacità di scrittura che nel tempo non hanno fatto che migliorare e consolidarsi in una delle penne più personali degli ultimi tempi. Perché sia che si cimenti nel delicato valzer pianistico di “Grand Hotel”, sia che si lasci andare al pop di “Smaller and Taller” e “Black and White” (tra le più belle interpretazioni della sua carriera) o si faccia immergere dall’orchestra invernale di “Sellers of Flowers”, Regina riesce sempre a suonare inconfondibilmente se stessa, sempre in bilico tra ottimismo e oscurità, tra leggerezza e impegno (che in “The Trapper and the Furrier” si fa aspra critica sociale). E visto quanto è inflazionato il genere in cui lei si districa direi che non è poco.
Come già detto, alla fin fine la cifra stilistica rimane sempre quella, ma la Spektor deve aver imparato come padroneggiarla al meglio, visto che fino a ora non ha mostrato segni di cedimento. Un ritorno in gran forma, dunque, per una delle autrici e interpreti più deliziose degli ultimi tempi e che sembra non aver voglia di smettere di dire la sua. Bene così, sperando che l’attesa per il prossimo disco sia un pochino più corta (4 anni non sono mica pochi!).
Voto: 4,5
P.S: non ho detto niente sulla voce della Spektor semplicemente perché non c’è più niente da dire. Regina vuole sempre tremendamente bene a ciò che canta e anche in “Remember Us to Life” ogni nota che esce dalla sua bocca è un immenso piacere per le orecchie, provare per credere.
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