Nel 1990 Ocasek ed il suo Fireball Zone hanno fatto fiasco. Nel 1993, quando sembrava che il signor Octasek, classe 1949, non avrebbe più imbracciato una chitarra, ecco che gli U.S.A. si vedono sui banchi dei negozi di dischi un cd intitolato "Quick Cange World".
Uno di coloro che lo acquistarono, a breve distanza di tempo, fece un viaggio in Europa e che vi trovo, nuovamente in un negozio di dischi? Un altro cd di Ric, sempre datato 1993 (e con una copertina migliore), intitolato "Negative Theater". Sul perché ciò sia accaduto, due dischi diversi per due continenti diversi, è strano da spiegare. Se poi consideriamo che i due diversi dischi hanno ben sei canzoni in comune, identiche, è ancora più singolare.
Le cose sono andate così: il progetto che doveva seguire Fireball Zone prevedeva sì il titolo 'Quick Change World', ma era originariamente un doppio cd. Il primo dei due doveva essere costituito da Ocasek's pop-rock songs, radiofriendly come non ha mai smesso di essere, intitolato "Right Side", mentre il secondo, ovviamente "Left Side" era perlopiù costituito da spoken word ed altri esperimenti.
Ritornando a noi, dopo il fiasco di 'Fireball Zone', la Reprise Records si rifiuta di pubblicare il doppio cd. "Fanne solo uno - gli impongono -. Mettici dentro i pezzi che ti pare ma fa che sia uno e uno soltanto". Ocasek non può fare altro che "piegarsi" alle volontà di una casa discografica che non sarà mai più la sua ottenendo però un compromesso: l'intero "Left Side" sarà pubblicato, sebbene in Europa, col titolo di 'Negative Theater', e 'Quick Change World', sebbene dimezzato, uscirà negli States. Non è finita qui, però: contrariamente, ipotizziamo, ai desideri della Reprise (che auspica, s'immagina, un disco di canzoni, possibilmente anche belle) solo metà di Q.C.W. sarà fatto di pezzi presi dal "Right Side"; per l'altra metà, spoken word ed esperimenti!
Insomma, l'Ocasek che ci ritroviamo di fronte è uno che ha cambiato identità: riesce sempre a comporre radiofriendly, ma la musica per lui è diventata estremamente più meditativa, crepuscolare, maudit se vogliamo. Altre volte ancora è solo sottofondo su cui recitare le sue poesie-prose. E nel 1993 Ocasek vuole che anche in America si sappia, che è cambiato. Almeno per metà.
Non lasciatevi ingannare dalla veloce parlatina metallica di The Big Picture (1 min e 30 sec): le prime sette traccie sono tutte "Right Side". Parte Don't Let Go, dove Ocasek canta alto e farcisce con (pochissime, Dio sia lodato) tastierine una discreta dose di chitarre. Subito dopo Hard Times, ancora riff da ripetere all'infinito, e clap-clap di mani. Ritornello da carsong (questo pezzo, si legge da qualche parte sul web, è un outtake di Heartbeat City). Se fosse stata cantata con una tonalità alta come la precedente Don't Let Go, sarebbe stato meglio. A Little Closer è una bella ballad mid-tempo da schitarrate pseudo-falò. Al ritornello si accompagna una sorta di mandolinata a enfatizzare il tutto e la tastierina lavora sapientemente senza strafare. Se Hard Times veniva dritta da Heartbeat City, Riding Shotgun è stata appena dissequestrata dal 1997, anno di Door To Door: paragonate il suo ritornello a quello di Strap Me In. Con Feeling's Got To Stay capisci perché un uomo che compone canzoni lo faccia in modo tale da assomigliare a se stesso (il ché è sempre meglio che assomigliare ad altri, soprattutto quando sono autori meno bravi), ma non potrai mai capire perché debba assomigliare a se stesso anche negli arrangiamenti, nei suoni che lo hanno fatto famoso. Lo fa perché, a comprare i suoi dischi, ci sono dei nostalgici di quei vecchi pezzi, o meglio ancora "del sound" di quei vecchi pezzi? O perché è, in fondo in fondo, egli stesso il primo (se non l'unico) nostalgico di quei suoni, di quel se stesso? Ma poi non era cambiato, non aveva virato per l'arte "impegnata"?
She's On comincia che sembra Zip A Dee Doo Dah; quindi parla per un paio di versi, lasciandoti presagire l'incubo della spoken word, infine meno male che decide di canticchiare per un pezzo alla Come Back (cd precedente), ma meno "lineare" e più coinvolgente, anche grazie al fatto che la voce di questo signore, quando viene impiegata per cantare un'ottava sopra il suo standard, suona simpatica, gioviale, "credibile". Degna di greatest hits dei Cars. Fin qui, che piaccia o no, che lo si ritenga attuale, attuale ma non troppo, fuori dal tempo, fuori dal tempo ma non troppo, Ocasek è in splendida forma…
Purtroppo però la musica diventa cupa, la tonalità della voce scende e l'eco è decuplicata: benvenuti nel "Left Side" con I Still Believe (altro pezzo di un minuto e mezzo). Manco tempo di calarsi nell'atmosfera che Ocasek prova a trascinarti via con Come Alive, tra voci fastidiose che non smettono di ciarlare ed automobili che frenano masticandosi le pastiglie nuove. Sotto al caos però, ben delineata e geometricamente "bidimensionale", la formacanzone di Ocasek impera, con i suoi soliti 2accordi2. Comunque questo ballo tarantolato al centro esatto di un crossroad newyorkese in pieno giorno funziona, ed il caustico a volte può far bene alle orecchie. Memorabile l'assolo di… "sirena"! Quick Change World, la canzone più rappresentativa per il semplice fatto che dà il titolo al lavoro, fa letteralmente schifo. I testi magari saranno pure belli (complicati, ma niente affatto minimalisti) ma la canzone proprio non c'è. Non è una canzone, per quanto la si possa suonare bene, ed anche come spoken word non vale. Meglio What's On TV, che inizia con un urlo di massa in piazza davanti al leader, ed il fragore a distanza di un battaglione che batte il passo. Parla-recita da un microfono degli anni '60 di una conferenza stampa di Ted Kennedy, il nostro "new dark hero" Ocasek. Anche qui la canzone non esiste, ma il tutto sembra essere decisamente più arty. Hopped Up è come se negli anni '80, si fosse creato un ibrido tra un Jerry Lee Lewis senza mani (e senza pianoforte) e il Kenny Loggins di "Danger Zone", colonna sonora di Top Gun. Un esperimento, dunque. Fallito, anche.
Si chiude con Help Me Find America, che somiglia ad una nota canzone country-patriottica. Suonata benissimo, se vogliamo… Il cantato sottovoce di Ric è ripetuta in un'eco soave. Prodotta così bene da sembrare-essere vuota. Premesso che I Still Believe, pur così breve, e Come Alive mi piacciono, e che What's On TV è un brano riuscito, ammetto che la mia preferenza va all'Ocasek cantante e, sebbene non tutte le tracks del primo troncone di canzoni siano ad alti livelli, posso affermare con certezza che è la metà migliore di questo cd.
Suonato alla perfezione (cioè perfettamente come voleva Ric Ocasek, quindi con i suoi pregi e i suoi difetti) da sconosciuti (vorrei tanto conoscere il batterista, che di nome fa "Nano the 2'nd"), questo è un lavoro serrato in due, disomogeneo, falsato da esigenze di mercato, estranee all'artista. Bene fanno gli artisti a non arrendersi alle condizioni imposte loro delle case discografiche, ma malissimo fanno se credono di poter, tagliando qua ed incollando là, credere di mettere in piedi un'opera che, sbilanciata per com'è, in piedi da sola non riuscirebbe mai e poi mai a stare.
In questo caso specifico, un cd, è bene ricordarlo, non ha lati A e lati B, e quindi neppure il supporto si presta all'idea-scappatoia di Ocasek. Avesse tirato dentro, al posto di quei sei brani finali, altre sei traccie del suo sapiente pop-rock, sarebbe stato un disco da consigliare a tutti.
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