C'è qualcosa che non va in questo Ridley Scott. L'impianto è sofisticato, pieno di dettagli, molto lavorato e ben costruito sia a livello di scenografie sia nei concetti che fa filtrare. Ma alla fine il senso che snocciola è talmente banale e ovvio che viene da chiedersi: ma c'era bisogno di tutta questa prosopopea?

Mi spiego meglio. Il film ripercorre tre volte gli stessi fatti, secondo il punto di vista dei tre protagonisti. Lo scudiero, e poi cavaliere, Jean de Carrouges (Matt Damon), il suo amico-nemico Jacques Le Gris (Adam Driver), e la moglie del primo, Marguerite de Carrouges (Jodie Comer). I fatti si snodano intorno a questioni feudali, proprietà terriere promesse e sottratte, battaglie e odii intestini nella Francia del '300, per giungere infine al cuore dei contrasti: lo stupro (o presunto tale) di Le Gris ai danni della signora Marguerite.

Ogni punto di vista implica un diverso “montaggio” dei ricordi, una diversa sfumatura nella visione, una differente selezione delle frasi pronunciate. Omertà varie, ritagli multiformi che di volta in volta escludono ciò che ognuno dei tre non vuole ricordare. È un bell'esercizio di narratologia, ma tutto sommato mi viene da dire che la montagna partorisce un topolino. Due ore e mezza di film cosa ci dicono? Che il cavaliere burbero crede di essere un eroe e un galantuomo nei confronti della moglie, mentre lei vive abbastanza male tutte le vicende del loro matrimonio, soffre per ogni gesto e ogni frase brusca del cavaliere di ritorno dai campi di battaglia. Insomma, la tesi principale individua nei due uomini due bruti, o giù di lì.

Un'idea quindi interessante, ma che a conti fatti si applica a dicotomie abbastanza grossolane e puerili. Lo stupro, che è il fatto centrale, viene vissuto come un gioco o quasi da parte dell'uomo, donnaiolo accanito, mentre per la vittima è una tragedia. Questo potevamo immaginarlo, non c'è granché di nuovo in questa lettura contemporanea dei costumi medievali. Il tentativo è apprezzabile, ma non mi sento molto arricchito da questa triplice visione. Inoltre, l'effetto curiosità si applica solo ad alcuni segmenti della storia.

Molto apprezzabile la componente visiva, i castelli, le stanze cupe, illuminate spesso dal solo fuoco del camino. Straordinario il duello finale. Meno riusciti i personaggi secondari, come la madre acida di de Carrouges e il terribile conte Pierre di Ben Affleck. Gli stessi protagonisti non brillano, sono dei paradigmi abbastanza generici, ma resta memorabile la prova di Adam Driver, che conferma un carisma incredibile, fuori dal comune.

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