1977. L'esplosione del punk e il primissimo inizio dell'heavy metal britannico. L'Inghilterra, nella meta' dei seventies, era caratterizzata da band come Ac/dc, Nazareth, UFO e Thin Lizzy, le quali proponevano un roccioso hard rock, con alcune influenze blues. Nel frattempo, in America, entrarono in scena gruppi come i Boston, i Journey,i Triumph e gli Scorpions, anche se quest'ultimi erano tedeschi, che cominciarono ad ottenere un immediato successo.

Verso la fine degli anni Settanta, nel Regno Unito, si formò una band molto potente, che sarà tanto importante per la nascita della N.W.O.B.H.M. qualche anno piu' tardi. Ovvero i RIOT. Loro erano formati dal singer Guy Speranza, dai chitarristi Mark Reale e L.A. Kouvaris, il bassista Jimmy Iommi e il batterista Peter Bitelli. Il gruppo registrò nel 1977 il suo primo album, cioè "Rock City", che proponeva un sound molto compatto, con alcune influenze dei Thin Lizzy, e ritmi abbastanza sostenuti e trascinanti. Il quintetto ci presenta nove tracce e gia' quattro hits che diverrano i loro cavalli di battaglia nei live, come la titletrack, "Warrior", "Overdrive" e "Tokyo Rose". Si parte subito al'insegna del più tradizionale hard rock, cioè "Desperation", dotata di un riff roccioso, veloce, un ritmo tagliente e una grande prestazione di Speranza. Davvero un buonissimo inizio che ci fa gia' capire a cio' che andremo ad ascoltare. Puro Rock'n'roll !! "Warrior" è una vera scheggia di heavy metal, supportata da riff e assoli di chitarra molto veloci, quasi alla Judas Priest, con un ritornello arioso e orechhiabile. Il resto della track è molto coinvolgente e si lascia ascoltare con piacere fino alla fine. La titletrack è anch'essa bella e interessante, presentando un riff sporco e possente, ma allo stesso tempo supportato da chiare linne vocali e un ritornello abbastanza orecchiabile.

"Overdrive" è caratterizzata da un riff rock-blues, con un sound tipo gli UFO e una convincente performance di Speranza, che arricchisce ancora di piu' il pezzo. Gli assoli di Mark Reale sono tecnici ed eseguiti in maniera perfetta come anche le frequenti repentine accelerazioni. Sugli stessi livelli si mantiene la quinta track, "Angel", che si dimostra decisa ed interessante. La sesta canzone e' la celebre "Tokyo Rose", riproposta tante volte nei concerti, dotata di un riff indimenticabile ed energico, molti cambiamenti di ritmo e tanto sano rock'n'roll suonato con il cuore. "Heart Of Fire" mi fa ripensare ad alcuni pezzi dei Deep Purple, come sempre eseguita in maniera convincente, mentre le successive "Gypsy Queen" e "This Is What I Get" sono molto coinvolgenti e originali. Soprattutto l'ultima che è caratterizzata da il solito riff hard rock, con alcuni rimandi ai Boston di "Dont Look Back" e ai Triumph, concludendo magistralmente questo primo incredibile ed inaspettato lavoro dei Riot.

Loro sono definiti ancora oggi come una delle band seminali dell'heavy metal, continuando ad ampliare il successo con "Narita", con il metallico "Fire Down Under" e il possente "Thundersteel". QUESTA E' LA STORIA.

Carico i commenti...  con calma